Qui da noi il futuro
invecchia in capienti botti di rovere, fino al momento in cui per una qualche festa viene imbottigliato
e fatto assaggiare agli esperti. La commercializzazione può aspettare la
versione più economica, la gente anche. Il retrogusto sarà sempre quello
d’antan, il colore giallo paglierino e l’aroma quello normale di rinchiuso.
Molte bottiglie vengono saporite nel terreno, come una volta il filu ‘e ferru
in Sardegna, per non dare fastidio alle corporazioni, agli interessi consacrati
e alle strutture istituzionali. Quando l’Europa osa fare qualche obiezione c’è
sempre qualcuno assunto per battere i pugni sul tavolo e lasciare le cose come
stanno. Il paradosso filosofico è che nel nostro paese l’unico che non avrà un
futuro è il futuro. E il business più vitale è la retromarcia assistita.
Massimo Bucchi – Sottovuoto – Il Venerdì di La Repubblica – 5
Maggio 2017
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