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giovedì 18 maggio 2017

Lo Sapevate Che: Caro Salvini, molla il safari e mettiti in gioco...



“Chissà come procedono le partitelle oggi al centro immigrati di Mineo”, scrive Salvini sui suoi social a commento di una delle tante foto del nuovo safari fotografico. Nella foto ci sono ragazzi africani che guardano una partita di calcio dalla panchina, quasi tutti con magliette di squadre italiane addosso. Lo aveva già fatto a Lampedusa, fotografando alcuni immigrati “rei” di spendere le prime ore di pace da chissà quanto giocando a pallone. Non farà altro per tutta la giornata anche a Mineo, Catania. Fare video e foto, farsi fotografare e riprendere in video, fino al servizio posato di lui che dorme in branda indossando la maglietta celebrativa dell’asse con Le Pen. I modi del tutto sono imbarazzanti e vigliacchi. Le persone fotografate sono ignare dell’uso propagandistico che sta per essere fatto della loro immagine, delle didascalie e del dileggio continuo, senza alcuna forma di rispetto per persone comunque felici, a prescindere dalla percentuale di razzismo insita nel documentarista di turno, di poter essere ancora fotografabili in quanto vive. Gente che ha superato guerre, lutti, fame, violenze, stupri, torture, prigionia e odissee da incubo per arrivare a fare quella partita di calcio, difficilmente troverà la voglia di ribellarsi a quelle stupide foto. Ma noi che siamo di qua, nel mondo che si reclamizza come migliore e civilizzato e già solo in quanto tale dovrebbe essere fiero e orgoglioso di essere quello scelto da chi scappa per un destino migliore, sembriamo condannati inesorabilmente alla catalessi morale. Difficile spiegare altrimenti la baraonda alzata da almeno tre forze politiche diverse per genesi e storia come Forza Italia, Lega e Movimento 5 Stelle, sulla presunta collusione delle Ong con i trafficanti libici. Resta incredibile come sia bastato un pasoliniano “io so, ma non ho le prove”, pronunciato da un procuratore di Catania, per autorizzare alcuni dei parlamentari più in vista del Paese a gettare indiscriminatamente fango e dubbi su chi, in mancanza di politiche efficaci, ha come unica, basica e comprovata missione sociale quella di aver salvato e continuare a salvare migliaia di persone da morte certa. Da Gasparri che definisce “scafismo” l’attività della Guardia costiera a Di Maio che equipara le Ong a “taxi del Mediterraneo” (solo per citare le punte di diamante dello schieramento), non c’è più argine alla decenza, alla prudenza, al protagonismo. Per invertire la rotta, mi piacerebbe tanto se davanti alla prossima partita di pallone tra immigrati, Salvini chiedesse di poter giocare anche lui. Verrebbe inevitabilmente accolto, integrato in rosa, misurato per le capacità di mettersi al servizio della squadra, per il rispetto delle regole e per l’eventuale talento. Capirebbe tante più cose così di quante possa spiegargliene una foto rubata.
Diego Bianchi – Il Sogno di Zoro – Il Venerdì di La Repubblica – 12 maggio 2017 -

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