Sono I Nostri Figli
Bambini e i ragazzi
di Manchester. Li abbiamo adottati con il cuore perché nessuna Brexit può
recidere il sentimento di un destino comune che ci apparenta. E che, con la
polarizzazione dovuta a una guerra in atto seppur asimmetrica, manda fuori
corso persino i luoghi comuni più frequentati, inglesi superbi, francesi
sciovinisti, tedeschi ottusi, italiani superficiali: tutta moneta scaduta.
Forse l’Europa naufragata nei suoi tecnicismi economici può rinascere, per paradosso,
grazie a un nemico alle porte che non fa distinzioni, che ci percepisce come un
blocco monolitico, unito da un’identica scala valoriale. Noi siamo i Beatles e
i Rolling Stones, colonna sonora accettata e anzi amata persino quando non
capivamo i testi delle canzoni. Noi siamo i punk, noi siamo i Pink Floid e la
swinging London ottimista, vitale ed edonista. Noi siamo la “Douce France” di
Charles Trenet e ci piace “flàner sur les grands boulevards”, come cantava Yves
Montand, francese diMonsummano Terme, Pistoia. Noi abbiamo letto Nietzsche e
Heidegger. Oltre le Alpi vestono Gran Tour tra Venezia, Firenze, Roma, Napoli,
la Sicilia… E c appassioniamo tutti per la Champions League più che per i
nostri campionati di calcio nazionali, il Barcellona e il Chelsea ci sono i
familiari come la Juventus e la Roma. L’Erasmus dei nostri studenti ha
abbattuto le frontiere più degli accordi di Schengen. La Babele delle lingue è
stata scavalcata dalla conoscenza (quasi) generalizzata di quella che le
unifica, l’inglese che edifica un ponte senza possibilità di exit. Abbiamo
rifiutato la tortura. Abbiamo accettato, seppur con qualche fatica, il
principio della parità dei sessi. Soprattutto abbiamo riconosciuto la libertà
delle donne di disporre del proprio corpo, quanto di più inviso alle fasce più
retrive di un mondo arabo che vede messa in discussione la propria
organizzazione sociale: i buoni esempi, rilanciati dalle televisioni
satellitari nel mondo globalizzato, sono rivoluzionari. Per una coincidenza del
destino nel breve volgere di pochi mesi andiamo tutti o quasi, noi europei, a
deporre la scheda nelle urne per scegliere chi ci governa. L’hanno fatto da
poco gli olandesi e i francesi, lo faranno a breve gli inglesi e gli altri
britannici, a settembre sarà il turno dei tedeschi, poco più avanti arriverà
quello di noi italiani. Quel gesto di ordinaria democrazia è insopportabile
agli occhi di imam e rais che vorrebbero comandare senza essere scelti. Per
questo cercano di pilotare le nostre decisioni con il frastuono delle bombe dei
kamikaze. Ma su Manchester abbiamo votato tutti insieme, qui in Europa: sapete
che c’è? Dagli Urali all’Atlantico, a tutti piace andare ai concerti di Ariana
Grande.
Gigi Riva – Ingrandimento – L’Espresso – 28 maggio 2017 -
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