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giovedì 4 maggio 2017

Lo Sapevate Che: Il virus della paranoia...



Da Sempre esistono guerre locali. A differenza di oggi, qualche decennio fa si discuteva continuamente il rischio della loro escalation: anzi, questo termine è entrato nella lingua italiana proprio insieme alle radicali critiche sull’intervento americano in Vietnam. Sottoposto a una continua pressione, il paese più forte del mondo si arrese a una risibile ex colonia francese. “Diciamo che abbiamo vinto e andiamocene” fu il commento all’incredibile ritirata. Oggi gli Stati Uniti Si può rispondere che non è più necessario, perché ci si mobilita virtualmente. Ma non è la stessa cosa. L’aggregazione fisica era “calda”, impregnata di emozioni: al punto che, al termine di una manifestazione, invece di sciogliersi, certi dimostranti trasformavano la loro fiamma interna in fuoco vero, incendiando simboli come banche o consolati La mobilitazione tramite internet è invece “fredda”, Spegnendo il computer i più tornano apatici, rassegnati se non depressi. Assad usa armi genocidarie contro una parte dei propri sudditi e ne condanna milioni alla fuga; il pazzo nordcoreano. visibilmente drogato di cioccolatini mentre il suo popolo è decimato dal digiuno – compie esercitazioni nucleari. Ma le piazze restano vuote. Non c’è più differenza tra pace e guerra? E neppure tra i vari pericoli? (..). La prima pagina del New York Times ha addirittura suggerito che la paranoia stia sostituendo le idee politiche (Ivan Krastev, 17 marzo). Certo, i morti per terrorismo sono aumentati: secondo la Bbc, nell’Unione europea sarebbero stati 175 nel 2016. Ma anche le morti per l’inquinamento dell’aria aumentano: sempre nella Ue, nel 2015 sono state più di 400.000 (non quattrocento, quattrocentomila) quelle attribuite al solo particolato; aggiungendo altri inquinanti atmosferici si arriva al mezzo milione (European Environ Agency Report, pp.8 e 9). Qual è il rischio più grande? Il pericolo maggiore, prima ancora che politico e psicologico fissarsi su un nemico malvagio e sconosciuto. Il capro espiatorio cui si può attribuire tutto senza spiegare niente: proprio come fece Hitler con gli ebrei. Se ci preoccupassimo del rischio maggiore, quello dell’inquinamento, non potremmo permetterci una simile pigrizia mentale: dovremmo ammettere che il danno è causato anche dalle nostre abitudini inquinanti, dovremmo essere più autocritici. Invece restiamo apatici. Trump fa suo questo tragico restringimento dell’intelligenza, disinteressandosi della questione ambientale. Paradossalmente, a conferma di come i soggetti politici vengano sostituiti da quelli privati, la buona notizia viene dalla più capitalista delle imprese americane. Con il progetto Giganton, Walmart annuncia che entro il 2030 ridurrà le sue emissioni di un miliardo di tonnellate: come eliminare 211 milioni di automobili all’anno. (..). In Europa, alla vigilia delle elezioni francesi, l’Isis ha promosso il razzismo con un attentato al centro di Parigi. Osservare che l’Isis sta arretrando militarmente è un’autoconsolazione da poco. Forse l’Isis sarà spazzata via dalla geografia, ma potrebbe aver vinto la sua battaglia delle psicologie. È riuscita a infilare un cuneo avvelenato dove religioni e popoli diversi convivevano da millenni. I cristiani fuggono dalla Siria e dall’Iraq, i copti dall'Egitto. Anche Hitler è stato spazzato via militarmente, ma il suo tentativo di inoculare odio etnico ha infettato l’inconscio dell’Europa. Del resto secondo diversi storici, Hitler e Stalin si copiavano a vicenda. Uno sconfitto militarmente può diventare il trionfatore psicologico. La Russia, principale avversario di Hitler, potrebbe essersi trasformata nel più nazionalista e intollerante tra i paesi d’Europa. (..). Se prestiamo fede non alle cronache del momento, ma agli studi degli storici, gli eventi politici sono più complessi e vengono da più lontano di quel che sembra. Hitler non era l’antecedente assoluto; era, a sua volta, un prodotto oscuro della modernità: del nazionalismo e delle intolleranze che nel XX secolo, quando la scienza si afferma e ci porta benessere, sfociano nella più antiscientifica delle dottrine, il razzismo. Se ne parliamo poco, non è perché l’abbiamo superato: al contrario, è perché ci siamo assuefatti e rassegnati. I grandi imperi multinazionali, austro-ungarico e ottomano, erano affetti da malattie senili, ma riuscirono a contenere per secoli estreme differenze culturali, linguistiche, etniche, religiose. In questo senso le stragi della ex – Jugoslavia, e quelle israelo-palestinesi, che sembrano non terminare mai, sono ancora una conseguenza della scomparsa del contenitore multietnico ottomano nel 1918. Gli stati nazionali sono per definizione incapaci di offrire un equilibrio equivalente: per questo la disgregazione dell’Unione Europea porterebbe un caos che va ben al di là di quello economico. Rassegnarci anche a questo sarebbe molto rischioso.
Luigi Zoja – Ingrandimento – L’Espresso - 30 Aprile 2017 -

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