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venerdì 5 maggio 2017

Lo Sapevate Che: Per volare siamo disposti a tutto...



Scorpioni Che Piovono dalla cappelliera. Passeggeri trascinati nel corridoio come quarti di bue. Ragazze cacciate dall’aereo perché indossano leggings troppo attillati. Sedili che si restringono mentre i sederi si allargano. Sovrapprezzi per portare a bordo qualsiasi bagaglio più voluminoso di un portacipria. Passeggere esplorate ai controlli di sicurezza negli anfratti più intimi del corpo, anche sotto la biancheria. E costruttori che propongono alle compagnie aeree classi economiche con undici posti in fila, praticamente una intera squadra di calcio disposta secondo la formazione 3+5+3. Proprio quando speravo di avere (quasi) superato la paura di volare, la paura delle compagnie aeree e degli aeroporti torna a rendere sgradevole, se non intollerabile, il viaggio aereo. Se non avete in tasca abbastanza spiccioli per la Prima Classe con doccia, separé, assistente personale, menu gourmet e lenzuola griffate da 15mila euro di alcune compagnie arabe, o almeno per la tollerabile Business, siete in balia di società commerciali che hanno come solo scopo quello di spremere – a volte letteralmente – quanti essere umani possano nel minor spazio possibile. Il sedile (la poltrona, come viene eufemisticamente descritta) si è ristretto di cinque centimetri dagli Anni ’70, mentre i sederi si allargavano. La distanza fra seggiolini si è accorciata di 12 centimetri, e se la riduzione sembra la rivincita dei bassotti, c’è sempre il viaggiatore altissimo alle nostre spalle, che trascorrerà le 10 ore del volo Roma-New York puntando le ginocchia contro lo schienale. Se rivolete indietro quei 12 centimetri, dovete pagare extra. Non c’è nulla che l’equipaggio possa fare (consiglio: trattateli sempre con gentilezza sono più stanchi di voi) per opporsi all’ingordigia o alla disperazione delle compagnie. All’ultimo salone dell’aviazione commerciale, è stato presentato un robot che viaggia avanti e indietro nel corridoio per servire bevande calde e snack, mentre un’altra innovazione propone di trasformare i finestrini in schermi per messaggi pubblicitari. Dagli Anni ’70, quando la presidenza di jimmy Carter liberalizzò l’industria del volo, la condizione del viaggiatore si è lentamente deteriorata. Nel 2016 50mila persone con biglietto sono state lasciate a terra negli Usa per “overbooking”, la pratica di accettare più prenotazioni di quanti posti siano disponibili, perfettamente legittima e perfettamente ignobile. Le società migliori fanno offerte generosissime agli espulsi per eccesso di passeggeri, fino a 1.500 dollari in buoni acquisto, utilizzabili in grandi magazzini oppure in nuovi biglietti. Altre propongono voucher per altri voli, con mille limitazioni scritte in caratteri microscopici, sul genere “valido soltanto la notte di Natale”. La prepotente viltà di queste tecniche è figlia della nostra completa impotenza. Non ci sono alternative al volo su distanze lunghe e medie. Non si può prendere un taxi, noleggiare un’auto, andare in bici o in treno (magari!) fra New York e Milano, e il ricatto della sicurezza – preferisce rischiare una bomba a 10mila metri o essere frugata sotto i vestiti, signora? – zittisce l’indignazione. Le cifre danno ragione alle compagnie. Il numero di esseri umani che volano cresce ogni anno: più di 8 milioni di persone nel mondo sono in volo, in questo momento, per necessità, per svago, per l’attrazione delle basse tariffe, il “low cost”. Dunque, sopporteremo gli scorpioni (il passeggero punto si è ripreso all’ospedale), le nostre ginocchia in bocca e le ginocchia altrui nella schiena, l’orrido cibo, il sedile nel mezzo, la cacciata d’autorità, pur di fare quel week end a Londra (fino a quando ci lasceranno entrare) o il Capodanno a New York a basso costo. Mi dispiace soltanto di dover rinunciare ai miei leggings.
Vittorio Zucconi – Opinioni – Donna di La Repubblica – 29 Aprile 2017-

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