Un posticino al catasto o in biblioteca. Nemmeno lo sportello
dell’anagrafe comunale sarebbe male. E’ l’impiegato statale il lavoro che più
affascina gli under 30, laureati o diplomati: tutti senza esclusione vogliono
lavorare lì. A rivelarlo, i professori di Economia alla Cattolica di Milano
Ivana Pais ed Emiliano Sironi nel capitolo “Lavoro e professioni, le
aspettative dei giovani” del dossier sui giovani dell’Istituto Giovanni Tonolo.
Dall’indagine su 9mila Millennial italiani emerge che il “lavoro dei sogni” è
quello statale, seguito da negoziante, impiegato di banca, postino. Si
contendono il quinto posto il panettiere e il pasticciere. In fondo alla
classifica i lavori da incubo: il peggiore è il dentista. Per Pais e Sironi “è
una scelta curiosa, forse dovuta al fatto che è una professione difficile con
lungo percorso formativo e in più i rischi del lavoro in proprio”. Poco
apprezzati i mestieri faticosi e manuali (muratore, saldatore, pellettiere,
marmista, macellaio); le donne non vorrebbero mai fare l’estetista, la badante
o la sarta. L’artigianato, che pure continua a chiedere persone cui insegnare
un mestiere, interessa solo l’1 per cento dei ragazzi. Salvo ricredersi più
avanti. Racconta l’imprenditore artigiano vicentino Luca Bortolotto: “Ai centri
di formazione professionale si iscrivono persone di 35 anni, ex studenti, a
volte laureati, che vogliono rimettersi in gioco. Forse hanno capito che
imparare una professione manuale è oggi uno dei pochi modi per dare un calcio
alla disoccupazione”. Intanto imprese come Bosch, Ducati, Tetrapak, Loccioni,
Dallara e Bruno Cucinelli attraverso percorsi di alternanza scuola e lavoro
cercano di far scoprire ai più giovani il bello d’imparare un mestiere.
G.R. - Millennial –
L’Espresso – 9 luglio 2015 -
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