Come Dire In un’indimenticata scenetta del Trio
Reno a chi esclamava “Motociclista!” veniva risposto, con crescente
impazienza:”O moto, o ciclista!”. Forse Raffaele Fitto non seguiva i comici
demenziali degli anni Ottanta, altrimenti avrebbe avuto un dubbio nell’adottare
per il suo gruppo politico l’etichetta di “Conservatori e Riformisti” (già
presente, peraltro, nel Parlamento Europeo). Il (malcerto) salvagente che salva
questo nome dagli abissi dell’Ossimoro è costituito dalla preziosa congiunzione
“e”. “Conservatori riformisti” sarebbe infatti come dire “salami dietetici”.
Ossimori e paradossi in genere hanno successo negli arzigogoli della propaganda
politica, e basterà pensare alla nozione barocca di “atei devoti”. Ma l’idea
che qualcuno possa essere al tempo stesso “conservatore” e “riformista” sembra
un controsenso davvero estremo, che lambisce il Petrolini di “Son contento di
morire ma mi dispiace”; mi dispiace di morire ma son contento”. Però c’è la “e”
salvifica di mezzo. Il funzionamento linguistico della congiunzione è tale per
cui può sommare le caratteristiche di ogni membro del gruppo, come in “sedotte
e abbandonate”, “umiliati e offesi”, “maschi e adulti” (e nel caso di
conservatori e riformisti sarebbe effettivamente un ossimoro), oppure può
sommare i membri, e allora sarebbe un semplice elenco. “Conservatori e
riformisti, come “angeli e demoni”, “patrizi e plebei”, “democratici e
repubblicani”, “cani e porci”.
Stefano Bartezzaghi – Visioni – L’Espresso 2 luglio 2015 -
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