Cade in questi
l’anniversario del G8 di Genova. In questi anni si è parlato molto dei fatti e
fattacci che lo accompagnarono, la morte di Carlo Giuliani, le torture alla
caserma, l’irruzione nella Diaz, i processi che seguirono, senza riuscire a
fare giustizia, né tantomeno a rispondere agli interrogativi e alle condanne internazionali
piovuti intorno al comportamento delle forze dell’ordine. Molto meno si è
parlato dei contenuti di quel movimento comparso quasi all’improvviso, del
tutto inatteso, nel clima di “magnifiche sorti e progressive” di quel principio
di secolo. Prima dell’11 settembre, delle guerre in Medioriente, della crisi
economica, il mondo sembrava vivere un’età dell’oro, costellata di paradisiache
visioni del futuro. In Italia, il berlusconismo, all’apice del consenso,
prometteva un nuovo miracolo economico in grado di rilanciare il Paese fra le
grandi potenze industriali. In Europa la Terza via dei socialisti tedeschi,
inglesi, francesi, spagnoli e italiani disegnava lo scenario di una nuova
Unione prospera e solidale. L’euro, al quale sembrava dovesse aderire anche la
Gran Bretagna, era visto solo come il primo. importante passo verso la
costruzione degli Stati Uniti d’Europa sognati dai padri fondatori, fonte di
ricchezza, pace e riequilibrio nel vecchio continente. Nel mondo trionfava,
dopo la morte del comunismo, la felice teoria della “fine della storia”, con
l’approdo conclusivo di tutte le nazioni al modello della democrazia liberale,
reso possibile anche da una globalizzazione che avrebbe creato un ceto medio
benestante su scala planetaria. I ragazzi che allora contestavano il presepe
ideologico dominante erano considerati dei pazzi o, come si direbbe oggi, dei
gufi. Gli anni trascorsi hanno fatto giustizia di tante illusioni. L’Italia di
Berlusconi è piombata nel peggior declino della storia repubblicana, l’Europa
ha smarrito la sua stessa ragione d’essere, il mondo è ricaduto in una lunga
serie di guerre. La globalizzazione non governata, lungi da produrre benessere
e democrazia diffusi, ha demolito i ceti medi anche nei Paesi più richi e
favorito l’avanzare di fanatismi di ogni tipo, di nuovi e terrificanti
conflitti. Lo sfruttamento selvaggio delle risorse da parte di un’economia
senza vincoli sta ormai minacciando il pianeta. Nel 2001 si irrideva ancora
all’allarmismo degli ecologisti riguardo al riscaldamento globale. Dopo
quattordici anni di costante aumento delle temperature e catastrofi climatiche,
s’ironizza molto meno. Nonostante gli incidenti e le contestazioni, le
conclusioni del vertice del G8 di Genova da parte dei potenti della Terra
furono straordinariamente positive. Come si è visto, non sempre l’ottimismo
porta fortuna.
Curzio Maltese – Contromano – Il venerdì di Repubblica – 17
luglio 2015
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