E’ ormai assodato l’effetto positivo di una moderata attività
fisica su due ruote, ma non è facile quantificare i reali vantaggi per i
cittadini. Ha provato a farlo l’Università di Firenze con uno studio sulla
città toscana, pubblicato di recente sulla rivista scientifica Plos One, che mirava a stabilire quante
malattie e morti si eviterebbero se i fiorentini usassero di più la bici.
Proiettando a livello nazionale il sistema messo in piedi dai ricercatori si
ottengono risultati interessanti. Se i cittadini di 20 città italiane con oltre
150 mila abitanti (da Bologna a Milano, da Verona a Bari) usassero la bici per
andare e tornare dal lavoro o da scuola, cioè per due viaggi da 15 minuti, ogni
anno si potrebbero in teoria evitare 374 morti premature, 2.587 casi di
diabete, 470 infarti, 60 scompensi cardiaci e 469 ictus. E il sistema sanitario
risparmierebbe 42 milioni di euro. Il tutto senza contare la diminuzione dello
smog, degli incidenti stradali epure, secondo i risultati di uno studio uscito
sul Lancet nel 2012, di una serie di
tumori. La ricerca parte dai dati Istat sull’uso delle due ruote. A Firenze
solo il 7,5 dei cittadini pedala quotidianamente, mentre tra le città migliori,
con il 28 per cento di lavoratori e studenti che usano la bici quotidianamente,
ci sono Bolzano e Pesaro. Lo studio, firmato da Cristina Taddei, ricercatrice
che ha lavorato con il dipartimento prevenzione della Asl, l’Agenzia regionale
di sanità toscana, e l’Università, lancia indirettamente un invito alle
amministrazioni perché rendano la vita più facile a chi sceglie la bicicletta,
aumentando le piste ciclabili e incentivando i propri cittadini a pedalare. E
ora che si ha un’idea di che cosa vorrebbe dire intervenire seriamente, in
termini di morti e malattie gravi evitate, forse qualcuno inizierà a muoversi.
Michele Bocci – Il Venerdì di Repubblica – 26 giugno 2015
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