Se il populismo
consiste nel dire le menzogne che il popolo ama sentirsi dire, nell’alimentare
i peggiori pregiudizi per nascondere la realtà e nell’attribuire ogni colpa al
nemico, beh, allora oggi è difficile trovare in Europa qualcuno che possa definirsi non populista. Vi sono
ormai populismi di ogni tipo, di destra e di sinistra e di centro, dall’alto e
dal basso, populismi di opposizione e di governo. Tutti hanno in comune la
determinazione a non assumersi alcuna responsabilità. Ed è questo il tratto che
spaventa di più della crisi europea, perché rimanda alle epoche più buie della
storia del continente. E’ come se si fosse persa del tutto la memoria. L’Europa
ha saputo risorgere dalle macerie del dopoguerra quando ha saputo guardare con
umiltà ai propri errori, quelli di tutti, vinti e vincitori. Oggi questo
comportamento onesto e adulto è quasi inconcepibile. Chi si ostina a coltivare
il dubbio è irriso da maggioranze infantili, vittimiste e manichee. Il
populismo del resto è il linguaggio perfetto per i nuovi media. E’ facilissimo
verificare come sulla rete un luogo comune, per quanto stupido e bolso, ottenga
sempre un livello di consenso elevato, mentre una visione più originale e complessa
suscita reazioni negative e perfino rabbiose. Naturalmente è sempre stato così,
anche prima di internet, ma mai come ora il dibattito è ridotto al derby fra”mi
piace” e “non mi piace”. Ai popoli del Sud Europa piace tanto l’idea che tutti
i loro problemi derivino dalla Germania e dall’egoismo nordico. Questo pensiero
permette loro di assolversi dal fatto di aver votato classi dirigenti corrotte
e ignoranti, in cambio di politiche clientelari che hanno fatto esplodere i
debiti pubblici. I rinomati ladroni eletti a fuor di popolo in questi decenni
in Italia, Grecia, Spagna, Portogallo – siamo sinceri – non avrebbero mai
potuto far politica nel Nord Europa. Neppure è colpa del Nord la se i Paesi del
Sud “investono” da decenni in mazzette e grandi opere inutili, invece di
investire tantissimo in ricerca e istruzione come Germania o Danimarca. D’altra
parte i tedeschi e gli alleati dovrebbero smetterla di raccontarsi che hanno
fatto sacrifici per salvare i poveri meridionali. Hanno piuttosto sfruttato al massimo
la miseria delle classi dirigenti mediterranee per costruire un’Europa che,
dati alla mano, ha avvantaggiato soltanto loro. Quanto al conto degli errori,
sono le giovani generazioni del Sud e non certo i pensionati del Nord a pagarlo
ormai da anni. Ed è forse questa l’unica speranza di tornare all’Europa sognata
nel dopoguerra, un patto fra le giovani generazioni di europei, che sappia
rilanciare quell’idea di Unione che è stata travolta e immiserita dai vecchi
egoismi e dall’egoismo di vecchi.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 24
luglio 2015 -
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