Roma. Non chiamatele erbacce. Utilizzate da sempre nella
tradizione popolare, come alimento o per le loro proprietà curative, le erbe
spontanee hanno una platea di estimatori ogni giorno più vasta. I numeri della
Confederazione italiana agricoltori e della onlus Verdi ambienti e società sono
da boom. Più di 100 mila persone vanno per prati e boschi alla ricerca di un
patrimonio vegetale che ha il pregio di essere a costo e chilometri zero. E che
ha conquistato non solo un posto a tavola, ma anche uno spazio all’Expo, dove
nel Padiglione Italia si possono scoprire i segreti delle erbe di campo. Che la
fitoalimurgia, “ la disciplina che si occupa di ricercare in natura quanto può
essere utile nel caso di necessità alimentare”. sia qualcosa di più di un
passatempo o di un retaggio del passato lo dicono anche i banconi delle
librerie, dove abbondano i manuali del raccoglitore perfetto. Il campionario
d’altronde è vastissimo: stellaria, piantaggine, borraggine, malva, bubbolina,
ortica, cicoria selvatica, silene rigonfia e molte altre. “La riscoperta delle
erbe spontanee a fini alimentari rappresenta un’opportunità per il rilancio e
la valorizzazione delle piccole aziende agricole” spiega il presidente della
Cia Dino Scanavino. E sono moltissimi anche gli operatori agrituristici che
propongono corsi di approfondimento sulla conoscenza delle piante selvatiche,
“tour“ nelle macchie e laboratori culinari. Attenzione però al fai-da-te “che
potrebbe riservare spiacevoli sorprese”, si raccomanda la presidente di
Assoerbe Irene Minardi, che invita a
“non prendere troppa confidenza con le piante: quando non compiutamente
conosciute e riconosciute, al pari dei funghi, anche in grado di provocare
danni alla salute”. Ricordate la cicuta?
Giampiero Cazzato -
economie – Il Venerdì di Repubblica – 3 luglio 2015
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