Non ci sono più i sapori di una
volta. Da oggi potrebbe non essere solo
un ritornello di pochi consumatori alla ricerca del gusto che fu, ma
un’affermazione supportata da ricerche che conducono alla seguente tesi: il
cibo – carne, verdure, legumi, bibite, non solo il cosiddetto junk food – è
stato alterato nel gusto naturale. E rimpiazzato, tra le altre cose, da
insapori tori chimici e acqua (avete presente i pomodori belli gonfi ma
insipidi?). Un procedimento che sta alla base della produzione industriale
mondiale e che altera la struttura organolettica originale, con conseguenze non
solo per il palato ma anche per la salute: con la scomparsa del sapore
originario sono spariti anche i nutrienti. E se appaghiamo lo stomaco, al quale
non giunge il giusto apporto nutritivo. Così il disordine alimentare e
l’aumento di peso crescono. Con dati, analisi, storie e testimonianze è questo
che afferma Mark Schatzker nel saggio The
Dorito Effect, appena uscito in America, e che sposta l’attenzione da zuccheri,
grassi, carboidrati – per decenni imputati dal sovrappeso – portandola verso il
sapore, o meglio verso l’illusione del sapore: un dorito o qualunque altro cibo
“dopato nel gusto” titilla infatti le papille in modo artificiale e tende a
creare dipendenza. Alla radice dei disordini alimentari, quindi, non ci sono
solo le calorie che ingurgitiamo ma il fatto che mangiamo cibi “finti”. Più a
lungo ignoriamo il sapore vero, più a lungo siamo destinati a esserne vittime,
argomenta Schatzker fornendo la semplice soluzione al problema: recuperare i
gusti autentici, quelli della natura. Una direzione, come l’autore stesso ha
ricordato, che diversi chef avveduti, soprattutto italiani, stanno già
prendendo.
Raethia Corsini – news – Donna di Repubblica – 27 giugno 2015
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