Bernanke ha scritto un articolo su Grecia ed Europa.
(..). I punti essenziali sono comunque
questi: - I risultati economici europei
sono “deludenti” (elegante eufemismo);
le cause sono una politica monetaria che ha tardato a intervenire e politiche
di bilancio restrittive. – Nel 2009 la disoccupazione in Usa ed Europa era
al10%, oggi là è al 5,3, da noi oltre l’11; ma questa è una media, perché in
Germania è meno del 5, nel resto d’Europa Germania esclusa più del 13; La Germania beneficia della moneta unica,
che non si apprezza come avverrebbe se fosse solo nazionale, e grazie (anche) a
questo gode di un boom dell’export. Ma il suo enorme surplus commerciale è
“insano”, riduce la domanda e la crescita per i partner e sposta solo su di
loro tutto il peso degli aggiustamenti necessari, rendendo inevitabile una
riduzione dei salari e degli altri costi. La Germania dovrebbe “spendere a casa
sua”, il che sarebbe anche nel suo interesse oltre a ridurre i rischi di rottura
dell’euro. – Questo è ciò che serve, mentre le “riforme strutturali” sono
una boiata pazzesca (mia libera traduzione) perché semmai hanno effetto nel
lungo periodo, mentre intanto c’è la disoccupazione di massa. Per di più, in
passato c’erano anche più rigidità strutturali, ma l’Europa non aveva una
performance pessima come ora.- Due proposte pratiche: 1) Alla Grecia dovrebbe
essere permesso di alleggerire gli obiettivi di bilancio, altrimenti non
tornerà mai a crescere; 2) L’Europa affronti il problema degli squilibri dei
conti esteri, che in una zona a moneta unica comportano “significativi costi e
rischi”, con l’obbligo di aggiustamento sia per i paesi debitori che per quelli
creditori. (A Bernanke è sfuggito che questo obbligo esiste già, contenuto nel MIP
– Maroeconomic imbalance procedure, in vigore addirittura dal 2011, che
imporrebbe di prendere misure adeguate ai paesi in deficit oltre il 4% del Pil
o in surplus tedesco oltre il 6; un’asimmetria che si spiega solo con il fatto
che già allora il surplus tedesco era appunto del6%. Ma la Germania di questa
regola se ne infischia, tanto non sono previste sanzioni, e nessuno si azzarda
a fargliela rispettare). Le cose che dice Bernanke sono le stesse che ha detto
negli ultimi cinque mesi Yanis Varoufakis, che è un economista di valore, e per
le quali si è guadagnato dai membri dell’Eurogruppo le simpatiche definizioni
di “perditempo” e “dilettante”. Le stesse che il ministro delle Finanze tedesco
Wolfgang Schauble si è rifiutato persino di ascoltare. Non avranno ora più
successo perché le ha scritte Bernanke. Ma deve essere chiaro che le ricette
europee non hanno nulla a che fare con l’economia, sono solo il frutto dei
vantaggi che la Germania e alcuni suoi alleati traggono dall’attuale situazione
e di scelte politiche reazionarie.
dal Blog di Carlo Clericetti – La Repubblica – 20 luglio 2015
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