Nella Via Lattea di Luis Bunuel c’è il famoso
sogno a occhi aperti del papa fucilato da un plotone di anarchici. Quando il
protagonista lo racconta, il vicino sorride: “Stà tranquillo, se ne vedranno
tante, ma un papa fucilato non lo vedremo mai”. Tuttavia stiamo assistendo
qualcosa di ancor più
sbalorditivo, qualcosa che neppure la fantasia surrealista di Bunuel avrebbe
potuto immaginare: un papa portato in trionfo dalla sinistra più radicale.
Francesco è ormai il Che Guevara della nostra epoca, un mito rivoluzionario.
Naturalmente il cristianesimo è stato all’origine un pensiero rivoluzionario.
Gesù era un genio che osava pensare l’impensabile nella Palestina di duemila
anni fa e per questo fu crocifisso. Ma da allora nessun successore di Pietro si
era mai avventurato nel terreno dell’impensabile, cioè del totale conflitto con
i valori dominanti. Francesco l’ha fatto. La sua enciclica, disinnescata dai
media come un appello ecologista, è in realtà una critia radicale dei valori
dominanti del turbo capitalismo,come ha ben spiegato una grande intellettuale e
attivista, Vandala Shiva. Ed è affascinante permolti laici perché il campo dei
valori di riferimento è lo stesso della rivoluzione illuminista, per due secoli
considerata dalla hiesa cattolica come l’origine di tutti i mali: libertà,
uguaglianza, fraternità. Nel punto di massimo successo, dopo il crollo dei muri
e la globalizzazione, il neocapitalismo produce società sempre più ingiuste,
con incredibili concentrazioni di ricchezza e spaventose masse di poverissimi,
società sempre meno libere e fraterne, non soltanto nelle periferie, ma nel
cuore e nella culla dell’impero, come illustra l’avanzare in Europa di
movimenti razzisti e di regimi sempre più autoritari e pratiche
incostituzionali. La domanda che percorre il ragionamento di Francesco è la
stessa di molti intellettuali laici. Quanto insomma questo sistema possa essere
riformato, limitato, ricondotto al rispetto dell’umanità e dell’ambiente e
quanto invece non sia inesorabilmente avviato alla distruzione delle società
umane. In altri termini, si chiede se l’azione degli uomini, il sentimento di
fratellanza universale, sia ancora in grado di limitare gli eccessi folli della
macchina produttiva, la dittatura della finanza, la distruzione dell’ambiente,
l’annichilimento del concetto stesso di bene comune, la pretesa delle
multinazionali di brevettare ogni organismo vivente e di privatizzare tutto, a
cominciare dalla fonte della vita, l’acqua. O se piuttosto non dobbiamo
prepararci all’apocalisse globale di un sistema, sperando che non coincida con
il collasso della vita stessa sul Pianeta. Una risposta vera e propria
Francesco non la mette in campo, si limita a indicare una strada. Anche questo,
per un papa, è rivoluzionario.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 3
luglio 2015 -
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