Ci sono i fogli a bolle d’aria, i re
dell’imballaggio, i meno pericolosi per via del rischio distribuito. Ci sono le
bolle che si emettono nell’annegare, quelle delle ustioni, quelle delle
malattie circolatore e del chewing gum. Più diffuse quelle economiche, visto che crescono con il
contributo e l’affannoso silenzio di tutti. Se per Hiroshima ci voleva un
aereo, per le bolle attuali basta premere il tasto di un computer: quello che
presto spiccherà sulle tastiere di nuova generazione per il suo rosso
abbagliante. Come per le bolle di sapone esistono bolle dentro altre bolle,
nessuno può sfuggire alle conseguenze, stagionali o più spesso strategiche.
Sono incidenti di percorso, dicono quelli che le costruiscono. Per fortuna
finiranno presto. Appena qualcuno avrà avuto l’intuizione della bolla atomica.
maxbucchi@yahoo.it – Il Venerdì di
Repubblica – 17 luglio 2015
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