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giovedì 2 luglio 2015

Lo Sapevate Che: Salvare la Grecia, salvare l'Europa, salvare la faccia....



Confesso Che Fatico a capire perché l’abbiano tirata così per le lunghe nella trattativa per salvare la Grecia dal default. (..). Intanto alti suonavano i lamenti e le preoccupazioni per un default greco che avrebbe incrinato l’Europa e mostrato che la moneta unica può essere colpita e affondata, alla faccia del “whatever it takes to preserve the euro” firmato Mario Draghi. E invece si è andati avanti a rilento,di rinvio in rinvio, con l’accordo a portata di mano, ma alla mercé di chi avrebbe voluto spostare ancora la firma finale. Nel tentativo assai difficile di salvare la Grecia, l’Europa e la faccia. La verità è che la questione da economico-finanziaria si è rapidamente fatta politica. Come lo stesso leader di Syriza ha capito correndo a Mosca da zar Putin per ricordare all’Europa quali siano le forze, gli equilibri e gli schieramenti in campo. Evidentemente non di solo euro si parla. E i primi a saperlo sono gli stessi leader greci. Hanno conquistato il governo dopo una campagna elettorale tutta giocata all’insegna del “no” all’austerità e all’Europa del rigore e della troika. Ma da allora a oggi i vertici si sono intensificati, le trattative prolungate, le contraddizioni manifestate. A mano a mano che la scadenza si avvicinava, poi, in Grecia è cominciato l’assalto ai bancomat o, per chi se lo poteva permettere, la corsa al trasferimento di soldi all’estero: così, in sei mesi hanno preso il volo trenta miliardi. Mentre il paese sprofondava di nuovo nella recessione. Dunque Tsipras e Varoufakis si sono trovati dinanzi all’alternativa – drammatica. ma tutta politica – o di arrivare a un accordo, o di far saltare il banco accelerando la caduta nel baratro. In Trincea E’ Sceso anche il premier spagnolo Mariano Raioy preoccupato che riservare un trattamento di favore alla sinistra greca di Syriza potesse dare fiato alla rampante sinistra anti rigore di Podemos. E i paesi d’Europa, ciascuno dei quali ha il suo bravo Grillo in casa, gli hanno prestato grande attenzione senza rendersi conto che, arrivati a questo punto, dovrebbero rovesciare la loro analisi e domandarsi non come tentare di arginare Podemos, ma perché la protesta sia nata e cresciuta. Deve muoversi con i piedi di piombo perfino Angela Merkel continuamente richiamata all’ordine dalla Bundesbank, dal ministro delle Finanze Wolfgang Schauble e dagli euro scritti del professor Bernrd Lucke. E questi non lo smuove nemmeno il grido di dolore di papa Francesco contro le banche salvate a spese dei popoli. Tuttora l’Europa rischia di esaurire la sua spinta propulsiva per somma di errori e per mancanza di fiducia. Tsipras non si fida dell’Unione e questa non si fida fino in fondo delle capacità di Tsipras di convincere i greci a continuare nell’opera di sistemazione della finanza pubblica. (..). Già, La Germania. Forse a questo punto solo Merkel può assumersi la responsabilità politica dell’accordo assumendo una leadership evidente nei numeri, ma ancora affogata negli interessi nazionali. Anche perché oggi dare fiducia alla Grecia significa credere nell’Europa, nella capacità di trattare senza timidezze con la Russia, di affrontare la questione immigrazione che fa rima con egoismo, di assorbire senza scossoni il crac greco, di rinnovarsi e di rinascere. L’alternativa è una crisi senza precedenti e il rischio, come dice Draghi, di finire in una “terra incognita”
Questa settimana www.lespresso.it - @bmanfellotto

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