L’Euro E’ Salvo (forse). L’Europa no. Si è dannata
l’anima per 8° miliardi e passa; il prezzo necessario per mantenere a galla la
Grecia. L’accordo raggiunto – sempre che Atene sia in grado di rispettarlo –
non fa calare il sipario sul dramma di un popolo costretto a mendicare una
manciata di banconote davanti ai bancomat. Attizza invece nuovi rancori, antichi
sospetti, estremisti contrapposti. E’ la stagione dei populismi e dei
neo-nazionalismi. Da piazza Syntagma al Reichstag. Passando per Roma, Parigi,
Madrid…Nessuno ne è indenne. Né tantomeno è innocente. Il sogno di una moneta
comune come antidoto ai veleni del Novecento sta svanendo. Alla Grecia di
Alexis Tsipras sono state imposte condizioni mortificanti, ben oltre le
responsabilità – non trascurabili – dei governi di quel Paese. Perché se è
vero, secondo le leggi del libero mercato, che i debiti si onorano e non si
dissipano i finanziamenti ottenuti grazie ai soldi dei contribuenti dei paesi
amici; è altrettanto vero che delegittimare con richieste lacrime e sangue un
governo scelto liberamente dal proprio popolo non fa bene alle leggi della
democrazia. Nei manuali di macroeconomia non si studia l’orgoglio nazionale. Ma
nelle relazioni internazionali il buon senso suggerisce di tenerne conto.
Syriza ha la colpa di aver espresso una classe dirigente improbabile; tuttavia
quel populismo scamiciato esaltato dall’inutile referendum è il frutto del
fallimento dei partiti storici, i conservatori di Nuova Democrazia e i
socialisti del Pasok. (..). Quali Potranno Essere le reazioni delle opinioni pubbliche
in nazioni sempre più depresse dagli effetti di una lunga crisi economica?I
primi test in autunno: si voterà infatti in Portogallo e in Spagna. Qui in
particolare sta crescendo il movimento radicale Podemos che ha già conquistato
le municipalità di Madrid e Barcellona: una Syriza in salsa iberica, entrambi i
partiti infatti non sono contro l’euro, ma contestano l’austerità. Quanto
peserà la Grecia nelle urne spagnole?. Surreale La Stizza nei confronti di
Tsipras dei no-euro di casa nostra, i Salvini, i Grillo e gli altri soldatini
di complemento. Ne escono depotenziati. E’ stato facile finora cavalcare la
polemica contro la moneta comune strumentalizzando la fame altrui. Ma poi
quando si è al governo, come ha capito a sue spese il premier di Atene, la
demagogia non risolve un bel nulla. Il ruolo dell’Italia dunque. Questa Europa
così com’è non si tiene più. Lo dice e lo ripete Matteo Renzi. Il nostro
premier si è collocato nel gruppetto poco affollato dei mediatori. Grexit o no,
l’Italia rischia di tornare di nuovo sotto esame se non riparte l’economia.
Cambiare l’Europa dunque. Ma come? Ecco: questi sono compiti a casa, su cui
deve studiare una sinistra riformista, innovatrice, di governo.
Luigi Vivinanza – Editoriale www.lespresso.it
- @vicinanzal – 23 luglio 2015
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