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sabato 18 luglio 2015

Lo Sapevate Che: Nell'era dei Migranti torna dimoda il confine....



Il Confine E’ Diventato una parola molto usata nel senso geografico e politico. Era in decadenza da circa sessant’anni, diciamo dalla fine della (ultima) guerra mondiale. In decadenza in America ma soprattutto in Europa. I viaggi, specie dei giovani, erano in costante aumento ma quello che aveva superato e messo nel dimenticatoio quella parola era stato lo sviluppo tecnologico di Internet: i giovani navigavano in rete nell’infinità dei siti, dei social network, degli indirizzi, delle enciclopedie di ogni lingua e di ogni Paese. Ogni confine era scavalcato, superato, abolito. Ma all’improvviso, sa pochi mesi a questa parte, quella parola è tornata di moda a causa delle ondate sempre più crescenti delle migrazioni dei poveri verso i Paesi ricchi. E’ un ondata che durerà molti anni, a dir poco venti ma forse anche di più, perché sono non soltanto individui ma popoli interi che cambino Paese e ne cercano un altro. Del resto la preistoria della nostra specie comincia così: i nuclei di umanità esistenti nell’Africa nilotica, nel Pamir, nella estrema steppa siberiana, nelle profonde foreste e nelle valli dell’Europa, si mossero in tutte le direzioni percorrendo apiedi o su zattere improvvisate il corso dei fiumi e vagando per migliaia di chilometri e di generazione in generazione in tutti i Paesi del mondo. Si esce dalla preistoria e si entra nella storia quando il movimento dei popoli rallenta e si costituiscono comunità residenziali. Da quel momento nasce la parola confine: è un limite geopolitico che i residenti difendono contro eventuali invasioni o varcano per portarlo avanti e ingrandire lo spazio da loro abitato e dominato. Così si formano le religioni, i linguaggi, gli imperi e l’identità dei popoli, gli imperiche ne disciplinano i comportamenti. Confine e identità, anche individuale, diventano due parole strettamente connesse tra loro. Man mano che il pensiero e il desiderio di capire avanzano confine e identità sono vissuti come elementi al tempo stesso positivi ma limitativi. Per capire meglio gli altri ma anche se stessi occorre mantenere la propria identità ma superare il confine perché solo in quel modo l’identità si arricchisce e diventa esperienza e l’individuo difende la propria diversità dagli altri. (..). Dicevamo Che Oggi le imponenti migrazioni dei poveri verso Paesi ricchi hanno riportato in auge il confine e la difesa dell’identità. Ma questo è un impoverimento. I popoli vaganti sono milioni e milioni, attualmente valutati 60 milioni, ma in realtà sono molti di più in un mondo che ha già raggiunto i 7 miliardi di abitanti. La diseguaglianza sociale è enorme e stimola migrazioni di massa, a dir poco di un quarto di quella cifra, diciamo un miliardo e mezzo di persone. Il loro movimento si può limitare se i popoli ricchi saranno in grado di trasferire capacità e risorse nei luoghi dove abitano i popoli poveri se nel contenuto riusciranno a limitare ulteriori aumenti demografici. Oppure dovranno rassegnarsi alle migrazioni e all’azzeramento dei propri confini. Se questo avverrà pacificamente e si trasformerà in accoglienza opportunamente organizzata, vi sarà nel mondo un notevole aumento del meticciato che non è un elemento negativo ma al contrario positivo dal punto di vista antropologico. Di tutta questa realtà occorre essere consapevoli e tradurla in comportamenti adeguati se vogliamo sperare in un futuro migliore.
Eugenio Scalfari – Il vetro soffiato www.lespresso.it – L’Espresso – 9 luglio 2015 -

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