Se la Grecia ce la farà
(e non è affatto detto) sarà perché ha fatto valere la forza di un mito – la
rocca del Partenone, sotto cui il popolo infila le schede OXI, assomigliava
alla rappresentazione dei Persiani di Eschilo, con i reduci di Salamina in
prima fila – e riavviato i ricordi di quello che la vecchia classe dirigente europea
aveva studiato a scuola: Socrate, Antigone, Edipo ed Odisseo hanno fatto da
fideiussori per quella stupida rata condominiale non pagata. Il parlamento
europeo ha rabbrividito davanti alle parole brutali del suo presidente, il
socialista (!) tedesco Martin Schulz contro i greci. Filippo Maria Pontani,
grecista (il libro di suo padre sulla poesia greca è stato fascinoso per
generazioni di studenti italiani) mi segnala, però l’applaudita risposta del
vecchio partigiano greco Manoli Glezos: “
Prima di tutto, da un error le mosse/ hai prese, o forestier, quando in
Atene/tu cerchi un re: qui non comanda uno solo:/ libera è la città: comanda il
popolo…”; parole di Euripide, modernissime a Strasburgo. Italia e Germania
sono i due Paesi in cui lo studio del greco classico è stato, fin dai primi
dell’Ottocento, la pietra angolare dell’educazione della classe dirigente. In Prussia
a partire dal 1810, nel Gymnasium concepito da Withelm Von Humboldt, in
un’epoca di spinta romantica e fervore neo-classico; in Italia dai primi
programmi della scuola pubblica post unitaria, amplificati dalla riforma di
Giovanni Gentile nel 1924. L’Italia divenne l’unico Paese europeo in cui al
Liceo Classico il greco antico si studiava ogni giorno dai tredici ai diciotto
anni, gli studenti traducevano dal greco al latino e sapevano cosa significa: “
otorinolaringoiatra”. Anche la neonata democrazia americana ammirava la Grecia,
tanto che seriamente si pensò di adottare il greco antico come lingua
ufficiale; e d’altra parte il famoso appello di Lincoln a Gettysburg suona
ancora oggi molto ateniese. La Grecia comparve anche in luoghi inaspettati come
il Brasile, Paese in cui la dittatura militare subì un serio smacco dalla
squadra di calcio del Corinthians, che adottò la propria “democrazia”
(giocatori e allenatore decidevano insieme come giocare), guidata da un genio del calcio di nome Socrates. Contestato
da più parti come anacronistico ed elitario, lo studio del greco antico è oggi
purtroppo in fortissimo declino; si preferiscono insegnamenti più
monetizzabili. In Italia gli studenti del liceo classico sono dimezzati negli
ultimi otto anni fino a scendere al 5,5 per cento del totale. In tutta Italia
non sono più di 35 mila e i professori di greco sono ridotti a poche centinaia,
con serie difficoltà a trovare un posto di lavoro. Peccato. Uno che in
parlamento sapesse rivolgersi ai tedeschi citando loro, in greco, qualche
esempio di tirannicidio, ci sarebbe stato comodo, mentre invece noi sforniamo
solo inutili twittatori. Matteo Renzi aveva cominciato bene, l’anno scorso
parlando a Strasburgo della “generazione Telemaco”. Purtroppo, si è capito
troppo presto che non era farina del suo sacco.
Enrico Deaglio – Annali - <il <venerdì di Repubblica –
17 luglio 2015
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