Talete? Ah sì, quello dell’acqua principio di tutte le cose.
Anassimandro? L’infinito. Anassimene? L’aria. Ecateo geografo e Ippodamo
urbanista. Queste cose le ricordiamo tutti dai tempi del liceo. Ma perché uno
si era fissato con l’acqua e l’altro con l’aria? Se non ragioni sui perché, e
trovi spiegazioni chiare e plausibili, i principi te li scordi. E proprio dai
perché parte Mariangela Galatea Vaglio (la nota blogger Galatea) che in
Socrate, per esempio (..) ci racconta i filosofi greci come non li abbiamo mai
neppure pensati. Dà concretezza ai discorsi teorici e fumosi dei manuali di
liceo, e con la sua ironia dissacrante ci fa pure divertire. Il metodo sembra
lo stesso di Didone, per esempio, il suo libro d’esordio che l’estate scorsa ha
fatto compagnia a tanti sotto l’ombrellone. La scrittura disinvolta ci ha
regalato spassosissime incursioni nelle vite dei grandi dell’antichità che, a
saperle raccontare, “sono meglio di Beautiful”. Leggevamo racconti chiusi
ognuno in se stesso, anche se legati l’uno all’altro in modo da percorrere
tutta la storia antica. Mentre in Socrate, per esempio Galatea ha creato un
libro che, benché diviso in biografie, è un tutto unitario in cui ha riversato
la sua profonda conoscenza dei Greci antichi, e la sua lunga esperienza di
insegnante capace di trovare modi semplici e divertenti di raccontare anche le
teorie più complesse. Così fa scaturire le idee dalle storie di vita dei
singoli filosofi, quelle che nessuno racconta mai, cercando come sempre di
cogliere il carattere dei personaggi, il loro modo di stare al mondo. Perché
“erano esseri umani anche loro”, e per nulla svagati ma intraprendenti
fondatori di città e legislatori, politici e architetti, piantagrane scatena
tori di rivolte e diplomatici sopraffini. E attorno a loro c’era un mondo di
commerci, viaggi di scoperta, guerre, rivolte, alleanze e intrighi di corte.
Galatea riesce insomma a disegnare un grande affresco polifonico del mondo greco
antico. A modo suo, certo: ci racconta la sua Grecia e in fondo ci spiega anche
perché l’ama. E perché solo da un popolo capace di dare forma e ordine a ogni
cosa, di analizzare tutto con logica e cogliere la sintesi pur tra
l’individualismo e l’anarchia più totali, poteva venire fuori il nome tutelare
della cultura occidentale. Beh, sì proprio lui quello che non stava bene se non
spaccava il capello in quattro: Socrate.
(cinzia dal maso) – Alle radici della civiltà – Il Venerdì di
Repubblica – 17 luglio 2015
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