La politica sempre più
lontana e straniera noi sempre più smarriti.
E’ ora di premere il
tasto “off”.
E lasciarli da soli
Ma qualcuno pensa a noi, individui e paese, o dovremo
continuare ad arrangiarci, giorno per giorno, per conto nostro, affrontando
precipizi che restano tali, problemi che non si risolvono, paure che non
svaniscono, in un senso di solitudine e abbandono che afferra anche chi al
valore della politica ancora si sforza di credere?
Siamo diventati spettatori importanti e inascoltati di una
commedia, o dramma, quotidiani, senza autori né registi, dove gli attori,
spesso pessimi, recitano testi ripetitivi ma a noi ignoti, in uno spettacolo
fracassone eppure muto. Ma non solo della politica, anche dalla televisione,
dai giornali, dalla rete, nei giorni frenetici e amari della cosiddetta
“staffetta””, termine improprio per riferirsi a un evento che molta gente
comune temeva, l’Italia, noi siamo starti cancellati, con i nostri bisogni e le
nostre speranze.
Non si parla che di “loro”, non parlano che “loro”, si
esibiscono, si ascoltano, si lodano, si insultano, si pugnalano, sempre con
quei maledetti microfoni in bocca, assaliti da una schiera di giornalisti che
vogliono strappare solo una frase, un paio di parole che non contano nulla, e
saranno quelle che daranno i titoli a piena pagina e su cui si organizzeranno i
talk show. E’ un paese a parte ormai, quello della politica italiana , dove
tutti sono amici e nemici di tutti, ma comunque tutti appartenenti allo stesso
mondo, in cui tra una battuta e l’altra tra loro, noi diventiamo bandiere o
bersagli, anonimi e senza volto, trasformati in numeri, percentuali, gruppi
sociali (gli esodati, gli evasori, i giovani senza lavoro, i ricchi, eccetera),
al servizio dei loro esibizionismi e tentativi di rendersi credibili. A quel
mondo noi non abbiamo accesso, se non appunto come utili comparse ma
soprattutto come spettatori, ormai sfiduciati, tanto da aprire la televisione
solo per seguire una fiction e comprare un giornale per sapere se andare o no a
vedere un film.
Intanto lontano da noi, come i Pupi siciliani, gli uomini che
dovrebbero rappresentarci si sfidano in continui duelli di parole e trappole,
congiure e complotti, tradimenti e retroscena. Pareva di essersi liberati del
peggiore, che, che invece torna ad essere una gravissima minaccia, avevamo
fiducia in un tecnico, ma poi si è rivelato un disastro, ne è venuto un altro
almeno capace di serenità ed eleganza, e lo hanno cacciato, adesso arriva il
turbo-giovanotto, e se a tanti non sono piaciute la sua fretta e la sua
arroganza, pare che per quella nuvola sfilacciata che sarebbe la sinistra, lui
sia l’ultima speranza. Però il circo non si è fermato, e già sia i suoi
avversari che i suoi compagni, hanno cominciato a lanciare frecciate, a
minacciare.
Chiusa nel suo recinto mediatico, la politica italiana sfugge
al pericolo del fare, chiacchiera e chiacchiera, mentre l’Europa ci guarda
stanca, si erano appena abituati a parlare con un primo ministro italiano
decente, e pochi mesi dopo debbono stringere la mano a un altro anche lui
recentissimo, un simpatico giovane frenetico che ha dalla sua, come ha detto
“un’ambizione sfrenata”. Finalmente una cosa seria. Perché da noi la formazione
cattolica spinge a nascondere la massima gelida ambizione dietro la finta
umiltà.
L’informazione ha deciso che la sua sopravvivenza è legata al
continuo bombardamento di notizie politiche, ogni giorno uno scopo, uno shock,
un accavallarsi di battute inconcludenti, dando spazio e tempo anche alle persone più inutili ridicole e villane.
Per giorni per esempio ci hanno raccontato di possibili prossimi ministri che
cambiavano ad ogni telegiornale e il futuro del nostro paese, di noi insomma,
veniva, viene discusso in noiosissimi talk-show in cui il conduttore è il
burattinaio tutto preso non dalla verità ma dal successo di audience.
Forse il cambiamento, un ritorno alla realtà, potrebbe
proprio partire dall’informazione, ripartendo dal vero giornalismo: dedicando
serie interviste solo a personaggi che contano, rifiutando le cassette con il
discorso preparato senza interlocutori, ripristinando lo scomparso commento, da
parte di persone preparate, per spiegare la situazione oltre il casino delle
notizie. Poi, per il divertimento, ci
sono le trasmissioni apposite.
Natalia Aspesi – Donna di Repubblica – 1 marzo 2014 -
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