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martedì 4 marzo 2014

Lo Sapevate Che : E Se Provassimo A Spegnerlo, Questo Inutile Talk Show?...


La politica sempre più lontana e straniera noi sempre più smarriti.
E’ ora di premere il tasto “off”.
E lasciarli da soli

Ma qualcuno pensa a noi, individui e paese, o dovremo continuare ad arrangiarci, giorno per giorno, per conto nostro, affrontando precipizi che restano tali, problemi che non si risolvono, paure che non svaniscono, in un senso di solitudine e abbandono che afferra anche chi al valore della politica ancora si sforza di credere?
Siamo diventati spettatori importanti e inascoltati di una commedia, o dramma, quotidiani, senza autori né registi, dove gli attori, spesso pessimi, recitano testi ripetitivi ma a noi ignoti, in uno spettacolo fracassone eppure muto. Ma non solo della politica, anche dalla televisione, dai giornali, dalla rete, nei giorni frenetici e amari della cosiddetta “staffetta””, termine improprio per riferirsi a un evento che molta gente comune temeva, l’Italia, noi siamo starti cancellati, con i nostri bisogni e le nostre speranze.
Non si parla che di “loro”, non parlano che “loro”, si esibiscono, si ascoltano, si lodano, si insultano, si pugnalano, sempre con quei maledetti microfoni in bocca, assaliti da una schiera di giornalisti che vogliono strappare solo una frase, un paio di parole che non contano nulla, e saranno quelle che daranno i titoli a piena pagina e su cui si organizzeranno i talk show. E’ un paese a parte ormai, quello della politica italiana , dove tutti sono amici e nemici di tutti, ma comunque tutti appartenenti allo stesso mondo, in cui tra una battuta e l’altra tra loro, noi diventiamo bandiere o bersagli, anonimi e senza volto, trasformati in numeri, percentuali, gruppi sociali (gli esodati, gli evasori, i giovani senza lavoro, i ricchi, eccetera), al servizio dei loro esibizionismi e tentativi di rendersi credibili. A quel mondo noi non abbiamo accesso, se non appunto come utili comparse ma soprattutto come spettatori, ormai sfiduciati, tanto da aprire la televisione solo per seguire una fiction e comprare un giornale per sapere se andare o no a vedere un film.
Intanto lontano da noi, come i Pupi siciliani, gli uomini che dovrebbero rappresentarci si sfidano in continui duelli di parole e trappole, congiure e complotti, tradimenti e retroscena. Pareva di essersi liberati del peggiore, che, che invece torna ad essere una gravissima minaccia, avevamo fiducia in un tecnico, ma poi si è rivelato un disastro, ne è venuto un altro almeno capace di serenità ed eleganza, e lo hanno cacciato, adesso arriva il turbo-giovanotto, e se a tanti non sono piaciute la sua fretta e la sua arroganza, pare che per quella nuvola sfilacciata che sarebbe la sinistra, lui sia l’ultima speranza. Però il circo non si è fermato, e già sia i suoi avversari che i suoi compagni, hanno cominciato a lanciare frecciate, a minacciare.
Chiusa nel suo recinto mediatico, la politica italiana sfugge al pericolo del fare, chiacchiera e chiacchiera, mentre l’Europa ci guarda stanca, si erano appena abituati a parlare con un primo ministro italiano decente, e pochi mesi dopo debbono stringere la mano a un altro anche lui recentissimo, un simpatico giovane frenetico che ha dalla sua, come ha detto “un’ambizione sfrenata”. Finalmente una cosa seria. Perché da noi la formazione cattolica spinge a nascondere la massima gelida ambizione dietro la finta umiltà.
L’informazione ha deciso che la sua sopravvivenza è legata al continuo bombardamento di notizie politiche, ogni giorno uno scopo, uno shock, un accavallarsi di battute inconcludenti, dando spazio e tempo anche  alle persone più inutili ridicole e villane. Per giorni per esempio ci hanno raccontato di possibili prossimi ministri che cambiavano ad ogni telegiornale e il futuro del nostro paese, di noi insomma, veniva, viene discusso in noiosissimi talk-show in cui il conduttore è il burattinaio tutto preso non dalla verità ma dal successo di audience.
Forse il cambiamento, un ritorno alla realtà, potrebbe proprio partire dall’informazione, ripartendo dal vero giornalismo: dedicando serie interviste solo a personaggi che contano, rifiutando le cassette con il discorso preparato senza interlocutori, ripristinando lo scomparso commento, da parte di persone preparate, per spiegare la situazione oltre il casino delle notizie. Poi,  per il divertimento, ci sono le trasmissioni apposite.

Natalia Aspesi – Donna di Repubblica – 1 marzo 2014 -

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