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sabato 29 marzo 2014

Lo Sapevate Che: Il Modello Europeo più Forte Che Mai...


Da molti anni si è imposta fra noi un’interpretazione tragica della globalizzazione. L’impatto della competizione fra l’Occidente e le potenze emergenti come Cina, India, Vietnam o Brasile – ci è stato spiegato – ci risucchia verso il basso.
Per  non soccombere dobbiamo scendere sempre di più, adattare i nostri costi a quelli cinesi, quindi rinunciare a tante conquiste sociali, a tanti diritti, a tante regole. Per combattere ad armi pari con chi è più povero di noi, insomma, dobbiamo impoverirci. Potremmo chiamarlo anche il “teorema Marchionne”, perché in Italia l’amministratore delegato del gruppo Fiat-Chrysler ha contribuito con le sue scelte aziendali a diffondere l’idea che queste sono le conseguenze ineluttabili della globalizzazione. Nel mondo delle grandi imprese multinazionali questo discorso viene presentato come oggettivo, neutrale, scientifico: è inutile opporsi alla realtà delle cose, alle regole che la globalizzazione impone a tutti i soggetti del mercato. Se tre miliardi di asiatici sono integrati a pieno titolo nell’economia mondiale, è sciocco far finta che questo non abbia conseguenze; è assurdo pensare di poter continuare a produrre nelle stesse condizioni (salari, diritti, tutele, rigidità) che vigevano in Italia negli anni Settanta quando ancora la Cina era un’economia chiusa.
E’anche in quest’ottica che il modello americano ci è stato presentato come superiore  al nostro. E’ più flessibile, pronto a rispondere ai diktat della competizione, se necessario con sacrifici tremendi. Un esempio recente, e importante  per noi: quando si è trattato di salvare l’industria automobilistica di Detroit che nel 2008-2009 rischiava di scomparire, pur di evitare il fallimento di General Motors e Chryler, il sindacato dei metalmeccanici (United Auto Workers) ha accettato un brutale taglio dei salari. I nuovi assunti guadagnano grosso modo  la metà, rispetto ai salari in vigore prima della crisi. La metà! Questa sì, è flessibilità. Questa è la ragione per cui Sergio Marchionne preferisce senz’altro trattare con i sindacalisti americani, e spostare negli Stati Uniti il baricentro del gruppo Fiat-. Crysler . Se l’America  riesce a ricostruire – lentamente, parzialmente – un po’ di quel tessuto industriale che era stato devastato dalle delocalizzazioni in Asia, è anche grazie a questo tipo di rinunce.
Esiste però un altro modello, molto più vicino a noi. E’ la Germania. So che non è facile elogiare il modello tedesco, in una fase in cui questo paese è associato alle politiche di austerity che l’eurozona ha adottato. Un giorno sì e uno no, la cancelliera tedesca Angela Merkel viene descritta come la responsabile dei sacrifici imposti a intere nazioni: Grecia, Portogallo, Spagna, anche l’Italia. Quasi tutta l’intellighezia di sinistra, sulle due sponde dell’Atlantico, accusa la Germania di disfare l’Unione Europea, con il suo dogmatismo in materia di finanza pubblica.
(….)
Federico Rampini – “Non ci possiamo più permettere uno Stato sociale”


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