Siamo pieni di talenti
che partiti mediocri
Non riescono a
coinvolgere
Se la rivoluzione di
Matteo Renzi si riduce a sostituire vecchi funzionari
Di partito con giovani
funzionari di partito, temo che non andremo molto
Lontano. Il governo della
svolta,
quello che dovrebbe inaugurare la Terza Repubblica, è nei
nomi piuttosto modesto. Se si esclude il ministro dell’Economia Padoan, che
rappresenta comunque una seconda scelta rispetto a Prodi, Lucrezia Reichlin e
Fabrizio Barca, non si trova nella squadra di governo un nome che significhi
qualcosa o qualcuno da quella parte della frontiera di Chiasso. E in alcuni
casi neppure da questa parte.
La squadretta di centrodestra è stata confermata, con Alfano,
Lupi e Lorenzin: caratteristi da talk
show televisivo. Il piccolo centro ha conquistato qualche poltrona buona
per raccogliere voti clientelari. Per il resto, si tratta appunto di giovani
funzionari Pd, magari figli di vecchi funzionari, oppure di giovani industriali
poiché figli dei vecchi. Alla fine tocca festeggiare la nomina di Dario
Franceschini alla Cultura, almeno è uno dei pochi politici colti.
Tutto qui? Tutto qui. Speriamo nel tocco magico del leader.
Io per la verità non ci credo molto. E’ una dannazione della politica italiana
di questi decenni selezionare un personale mediocre. Un po’ e anzi molto
c’entra la vittoria del modello di partito padronale. Dalla discesa in campo in
poi, gli italiani si sono convinti che con l’affidare tutto il potere a uno
solo, il leader carismatico, si sarebbe sboccato un sistema politico lento e
litigioso. E’ accaduto naturalmente il contrario. I partiti padronali non
decidono un bel nulla. L’ultimo arrivato, il M5S di Beppe Grillo, ne è la
definitva conferma. Per giunta i capi carismatici si sono rivelati semplici
narcisi dall’ego arroventato, con la tendenza a circondarsi di signorsì
d’infimo livello.
Il risultato finale è l’avere un ceto
politico modesto assai, provinciale e improvvisato, che spinge l’Italia in una
posizione sempre più marginale e dal quale i cittadini non si sentono
rappresentati. Eppure in giro per l’Italia, in tutti i settori, s’incontrano
personalità straordinarie, giovani di talento. Perché nessuno di costoro vuole
fare politica? Ma soprattutto, perché partiti screditati e impopolari non
pensano di coinvolgerli? Siamo tutti contenti che il nuovo governo sia più
giovane e più femminile dei precedenti. Saremmo ancora più felici se fra i
nuovi volti della politica italiana ci fossero anche donne e giovani che non
hanno fatto i portaborse fino a ieri, i cui genitori non facevano già i
politici o gli industriali. Ma forse è chiedere troppo anche ai sedicenti
rivoluzionari.
Curzio Maltese – Il Venerdì di
Repubblica – 7 marzo 2014
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