Svuotacarceri Salvamafiosi
Non bastava il
“pacchetto Carotti” del 1999. Che ha fatto e farà uscire di galera diversi
Killer.
Adesso la legge innalza
da tre a cinque mesi lo sconto annuale della liberazione anticipata. Un regalo
per i detenuti più pericolosi
A volte viene davvero da augurarsi che la trattativa Stato-mafia
non solo sia esistita (lo dicono varie sentenze definitive) ma che continui
tuttoggi. Così almeno certe leggi pro mafia troverebbero una spiegazione
plausibile. Come rivela “La Stampa”, la Cassazione ha appena dovuto scarcerare
sei fra boss e Killer mafiosi condannati all’ergastolo. Che potrebbero essere
presto seguiti da un altro centinaio di ergastolani. Il solito vizio forma? No,
una legge varata dal centrosinistra alla fine del 1999: il pacchetto Carotti
che accompagnava la riforma del giudice unico.
Più che Un Pacchetto, un pacco che di fatto aboliva
l’ergastolo , consentendo agli imputati per tutti i reati, comprese le stragi,
di accedere al rito abbreviato, con i relativi sconti di pena. Così i candidati
al carcere a vita, inclusi gli stragisti del 1992-93 a Capaci, via d’Amelio, Firenze, Milano e Roma,
rischiano al massimo 30 anni (che poi di fatto, con la liberazione anticipata
di tre mesi all’anno, scendevano a poco più di 20 effettivi). Le proteste dei
magistrati e dei parenti delle vittime costrinsero il Parlamento alla
retromarcia alla fine del 2000, con un decreto retroattivo che ripristinava di
fatto l’ergastolo. Il decreto, in odore di incostituzionalità fu impugnato da
alcuni detenuti alla Corte europea di Strasburgo, che condannò l’Italia per
violazione dei diritti umani, innescando una serie di sentenze della Consulta e
della Cassazione. Così ora i condannati all’ergastolo in processi interrotti
dalla sua provvisoria abolizione tra il 1999 e il 2000 devono scendere a una
pena di 30 anni, cioè di fatto di 20 o poco più. E, se li hanno già scontati,
tornare liberi. Proprio come chiedeva il papello che, secondo vari
collaboratori di giustizia e i giudici di Palermo, Totò Riina consegna a uomini
dello Stato nella trattativa dell’estate del 1992. Ma non è finita.
Il 23 dicembre 2013 la ministra della Giustizia, Anna Maria
Cancellieri, ha varato il decreto svuota carceri. Che si spera vivamente il
Parlamento non converta in legge, ameno che non voglia fare un altro regalo
alle mafie. Il decreto infatti – con la solita scusa dell’urgenza per evitare
le condanne europee che incombono sull’Italia a partire da maggio per il
sovraffollamento delle celle – porta da 3 a 4 anni le pene (intere o residue)
che i detenuti possono scontare ai servizi sociali, cioè in libertà. E
soprattutto innalza da 3 a 5 mesi lo sconto annuale della liberazione
anticipata qualunque detenuto (mafiosi inclusi) partecipi all’opera di
rieducazione. Che poi, tradotta in italiano, non è null’altro che un insieme di
colloqui con i familiari, attività ricreative, teatrali e sportive. Ciò vale
per tutti i condannati, salvo quelli che delinquono anche in cella. E non è
questo il caso dei più pericolosi, cioè dei mafiosi, che risultano anzi
detenuti modello.
Come Ha Spiegato il procuratore aggiunto di Messina
Sebastiano Ardita, che ha lavorato per anni al Dap, la liberazione anticipata
extralarge non serve a nulla per sfoltire
i detenuti che più affollano le celle, cioè gli extracomunitari e i
piccoli spacciatori-tossici, insomma i pesci piccoli: dovendo essi scontare
pene più basse, detrarne da 3 o 5 mesi all’anno, cambia poco. Serve invece ad
accorciare la detenzione dei grandi criminali condannati a pene più alte: lo
svuota carceri abbuona 2 anni e mezzo a chi ne deve scontare 6 e 5 a chi ne
deve scontare 12. Così i bonus ai microcriminali sono talmente irrisori da
farne uscire pochissimi in tempo utile per scongiurare le condanne europee; in
compenso i boss si vedono quasi dimezzare le pene, che finiranno di scontare
perlopiù fra diversi anni. E in ogni caso non possono fare causa allo Stato,
perché non soffrono alcun sovraffollamento (stanno in celle singole).
Risultato: l’Europa ci condannerà lo stesso, le carceri
resteranno strapiene e i mafiosi saranno felici e contenti. A questo punto,
delle due l’una: o il governo Letta è una gabbia di matti, o la trattativa
Stato-mafia continua. E non si sa se sia peggio la prima o la seconda.
Marco Travaglio – L’Espresso – 30 gennaio 2014
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