Europa e riforme
radicali: ecco l’unica barriera
Contro il nuovo
fascismo
“Se non il fascismo,
che cosa?” si chiedeva Giorgio Bocca. Non se ne
fosse andato due anni
fa, gli avrei chiesto che cosa ne pensava dell’ultima
ricerca di Ilvo Diamanti.
Gli italiani hanno fiducia per il 70 per cento nelle forze
forze dell’ordine e soltanto per il 6 nei partiti. La
situazione dei primi anni Venti non doveva essere molto diversa.
La crisi ha fatto ricrescere in tutta Europa la pianta
velenosa del nazionalismo. Movimento di estrema destra avanzano per ora nelle
periferie del continente, in Austria, in Ungheria, in quasi tutto l’Est, ma
anche in Olanda e in Francia, dove se si votasse oggi forse vincerebbe Marine
Le Pen. In Italia il dibattito pubblico non è mai stato così tanto violento e
reazionario, nei toni e nello stile, in una parola: fascista. Basta accendere una sera qualsiasi
la televisione e assistere alla quotidiana cagnara di cialtroni impegnati nella
solita gara a chi urla più forte.
Vent’anni di berlusconismo non si archiviano con una sentenza
di tribunale. Hanno scavato a fondo nell’animo degli italiani, ne hanno
riacceso l’anarchismo autoritario, gli antichi pregiudizi, il disprezzo per la
cultura, il servilismo cortigiano, l’amore per le soluzioni semplici ai
problemi più complessi, la sfiducia atavica in qualsiasi istituzione e in
particolare per quelle democratiche.
Al resto hanno la
corruzione e l’ignoranza del ceto politico, la frammentazione dei partiti,
l’ottusa persistenza di una burocrazia feroce e ancora una volta l’opera di
disinformazione e di analfabetizzazione della peggiore televisione al mondo,
purtroppo in un Paese ipnotizzato davanti al piccolo schermo. Tutto questo ha
riportato il pericolo del fascismo all’attualità. Beppe Grillo e Silvio
Berlusconi, i migliori rabdomati degli umori popolari, stanno spostando l’asse
delle loro propagande sempre più a destra, verso in nuovo nazionalismo anti
europeo.
L’Unione europea con tutti i suoi difetti, costituisce
l’ultimo baluardo e ostacolo all’avvento di un regime autoritario. L’uscita
dall’euro spianerebbe la strada verso un nuovo fascismo. La sinistra italiana,
oggi come allora, non avverte il rischio di un ondata autoritaria, troppo
impegnata come al solito in guerricciole per il potere interno. Non bastasse,
questo governo indeciso a tutto e appeso
alla volontà di un presidente quasi novantenne ricorda ogni di più la
Repubblica di Weimar. Se appena immaginassero quanto rischiano loro e l’intera
democrazia italiana, farebbero le riforme in poche settimane, invece di
rinviarle da mesi e mesi.
Ma davvero non capiscono dove sta andando un Paese dove la
polizia è dieci volte più amata dei partiti?
Curzio Maltese – Il Venerdì di Repubblica – 10 gennaio 2014
Nessun commento:
Posta un commento