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giovedì 16 gennaio 2014

Lo Sapevate Che: Poteri&Poteri....


Alfano decida cosa vuol fare da grande

Le scissioni in Italia hanno poco successo. Eppure il Nuovo Centro democratico una possibilità ce l’ha: presentarsi agli elettori come una destra moderata fedele agli ideali del Ppe. Prima però deve fare i conti con il berlusconismo.

Poche scissioni hanno avuto fortuna nella storia dei partiti italiani. La più celebre, fortunata elettoralmente ma famigerata politicamente, fu quella comunista, nel 1921, durante il congresso del Partito socialista italiano. Nel dopoguerra furono ancora i socialisti al centro di devastanti conflitti interni: i socialdemocratici di Saragat abbandonarono il Psi di Nenni nel 1947 e (poi, dopo la riunificazione, se ne andarono di nuovo nel 1969) e nel 1964 fu la volta dei massimalisti del Psiup, contrari al centro-sinistra. Infine toccò al Pci, quando si trasformò in Pds dopo la caduta del Muro, subire la fuoriuscita dei nostalgici di Rifondazione comunista. Anche negli ultimi vent’anni abbiamo assistito a spaccature a divisioni: nessuna di queste ha resistito a lungo. Futuro e Libertà, creatura di Gianfranco Fini, aveva le caratteristiche per potersi radicare: un leader riconosciuto e di prima grandezza, un retroterra organizzativo, una cultura politica ben distinta dalla casa madre. Ma gli errori tattici e strategici lo hanno perduto.
Ultimo Arrivato è il Nuovo centro destra (Ncd) di Angelino Alfano. Per la formazione nata da una scissione del Pdl il futuro si presenta incerto. Al Ncd mancano un leader di provata esperienza politica (Alfano non ha il curriculum di Fini), una classe dirigente legata a lui da antiche fedeltà e, soprattutto, una visione politico-ideologica bel definita, riconoscibile e alternativa rispetto alla formazione di origine. In compenso il Ncd asserisce, in un sito peraltro drammaticamente povero di contenuti, di aver raccolto l’adesione di 2.500 amministratori locali (molti, in effetti) e ha organizzato un meeting di fondazione con molti partecipanti, naturalmente entusiasti. Al di là di tutto ciò, il suo asset consiste nella collocazione strategica: è indispensabile per la sopravvivenza del governo. Per Letta, una garanzia. Se il Ncd si stacca crolla tutto e non si ritorna indietro: le larghe intese sono morte e sepolte (e si spera sia così anche in futuro). Di rapporti civili con Grillo non ce n’è nemmeno l’ombra e quindi l’unica alternativa sono nuove elezioni. Letta e Alfano sono legati come fratelli siamesi. Se vogliono proseguire devono accettare di buon grado una netta curvatura “democrat” dell’azione di governo.
Finora il Pd è rimasto paralizzato in un’inevitabile anoressia politica post- bersaniana. Non sapeva cosa dire e cosa fare e si era rifugiato dietro Letta e Napolitano per limitare i danni. Ora il partito ha una nuova e scalpitante leadership che intende imprimere il proprio marchio al dibattito politico e di conseguenza all’attività dell’esecutivo. L’iniziativa di Renzi per una legge elettorale (per quanto siano molto discutibili i progetti presentati) dimostra che vuole avere a disposizione un’arma letale con qui condizionare la coalizione governativa. A questo punto il Ncd deve decidere cosa fare, indipendentemente dal sostegno al governo: darsi una prospettiva di lungo periodo con una definizione politico-culturale più precisa che accolga i valori del Partito popolare europeo e apra una riflessione critica sul berlusconismo; oppure chiudere la parentesi governativa e rientrare nell’orbita berlusconiana come la frangia più presentabile di una galassia che continua a ruotare intorno al Cavaliere, comunque sempre disposto ad accogliere le pecorelle smarrite….
La Scelta Di Alfano e soci aveva una motivazione “strumentale”: mantenere in vita l’esecutivo. Lecitissima, ma con questo solo appiglio non si riscuotono molti consensi nell’elettorato: va sostenuto da un progetto, da valori e giudizi distinti rispetto all’esperienza passata. Forse i legami personali e politici con il mondo berlusconiano e col Cavaliere in prima persona non sono stati recisi o chiaramente definiti. Ma questo è il momento delle scelte. Il Ncd ha l’opportunità di presentarsi come un’alternativa moderata, di destra, libera dall’imprinting berlusconiano. Se non la coglie, rischia l’estinzione, In fondo persino nel partito gollista si fanno i conti in maniera critica con la presidenza di Nicola Sarkozy. Cosa trattiene dal farlo con il berlusconismo?

Piero Ignazi – L’espresso – 16 gennaio 2014

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