L’Uomo
Nasce Buono (Ma solo con quelli della sua tribù)
Secondo uno
psicologo di Yale studi sui lattanti dicono che la moralità è innata. E ha un
limite.
Michael ha appena visto uno spettacolo con tre
marionette. Uno giocava con una palla, l’altra gliela portava via, la terza la
recuperava, rendendola alla prima. Poi le marionette sono state messe davanti a
Michael, ognuna con una caramella in grembo e Michael doveva decidere a chi
toglierla. Il bambino ha preso la caramella del “cattivo”, e subito dopo gli ha
assestato un colpo alla testa. La scenetta proviene da un esperimento condotto
all’Infant Cognition Center dell’Università di Yale dallo psicologo Paul Bloom, e ciò che lo rende straordinario
è il fatto che Michael, come gli altri bambini testati, ha meno di un anno, non
parla e nessuno gli ha ancora insegnato a distinguere il bene dal male. Eppure
lui dimostra di conoscere già la differenza.
Questo e altri esperimenti sono descritti in Just Babies. The Origins of Good and Evil
(Random House, pp 288, dollari 19), dove Bloom esplora il mondo delle
attitudini morali innate. “Da qualche anno la ricerca dimostra
che nasciamo con capacità sorprendenti. I neonati di poche ore, per esempio,
possono tirare fuori la lingua in risposta allo stesso gesto di un adulto”.
Altre nozioni su cosa i lattanti “sappiano” sono arrivate grazie a una tecnica
elaborata per capire che cosa passi loro per mente: in particolare, per
comprendere quale interesse e sorpresa susciti qualcosa in un piccolissimo. Si
valuta il tempo che passa a fissarla. “Grazie a questo metodo oggi sappiamo
che, dai tre mesi, restano più colpiti da scene che mostrano un comportamento
ingiusto che da quelle dove tutti si comportano bene. E che crescendo
desiderano punire chi si comporta male”. Altri esperimenti hanno mostrato che i
cuccioli d’uomo provano empatia verso chi è in difficoltà e disapprovano le
ripartizioni ingiuste di risorse.
“Empatia e senso di giustizia innati, che si
trovano anche in altre specie sociali, come lupi o ratti, hanno un senso
evolutivo: sono indispensabili per l’esistenza di gruppi cooperativi, dove chi
si comporta in modo egoistico deve essere punito”. Su questa base, però,
cultura, tradizioni ed educazione possono costruire di tutto. “Altri
esperimenti hanno mostrato come l’empatia dei bambini sia rivolta solo verso i
membri di quello che percepiscono come il proprio gruppo sociale e che in loro
esiste una forte spinta a creare delle tribù: basta vestire di rosso o di blu i
membri di un campo estivo, per creare gruppi competitivi fra loro. Inoltre i
piccoli non conoscono il disgusto: questa emozione di apprende con l’educazione
e serve a evitare il contatto con sostanze tossiche o infettive, ma viene
spesso “dirottata” per disumanizzare i gruppi “nemici”, dagli omosessuali agli
esponenti di altre razze o religioni”.
Gli adulti quindi, riducendo o estendendo il
concetto di comunità e di oggetto o essere disgustoso, possono modificare
radicalmente i piccoli esseri “morali per natura”. Trasformandoli quasi in tutto,
dal benefattore universale allo spietato genocida.
Alex Saragosa – Il Venerdì di Repubblica – 10
gennaio 2014
Nessun commento:
Posta un commento