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venerdì 24 gennaio 2014

Lo Sapevate Che: Moralità....


L’Uomo Nasce Buono (Ma solo con quelli della sua tribù)

Secondo uno psicologo di Yale studi sui lattanti dicono che la moralità è innata. E ha un limite.

Michael ha appena visto uno spettacolo con tre marionette. Uno giocava con una palla, l’altra gliela portava via, la terza la recuperava, rendendola alla prima. Poi le marionette sono state messe davanti a Michael, ognuna con una caramella in grembo e Michael doveva decidere a chi toglierla. Il bambino ha preso la caramella del “cattivo”, e subito dopo gli ha assestato un colpo alla testa. La scenetta proviene da un esperimento condotto all’Infant Cognition Center dell’Università di Yale dallo psicologo  Paul Bloom, e ciò che lo rende straordinario è il fatto che Michael, come gli altri bambini testati, ha meno di un anno, non parla e nessuno gli ha ancora insegnato a distinguere il bene dal male. Eppure lui dimostra di conoscere già la differenza.
Questo e altri esperimenti sono descritti in Just Babies. The Origins of Good and Evil (Random House, pp 288, dollari 19), dove Bloom esplora il mondo delle attitudini  morali  innate. “Da qualche anno la ricerca dimostra che nasciamo con capacità sorprendenti. I neonati di poche ore, per esempio, possono tirare fuori la lingua in risposta allo stesso gesto di un adulto”. Altre nozioni su cosa i lattanti “sappiano” sono arrivate grazie a una tecnica elaborata per capire che cosa passi loro per mente: in particolare, per comprendere quale interesse e sorpresa susciti qualcosa in un piccolissimo. Si valuta il tempo che passa a fissarla. “Grazie a questo metodo oggi sappiamo che, dai tre mesi, restano più colpiti da scene che mostrano un comportamento ingiusto che da quelle dove tutti si comportano bene. E che crescendo desiderano punire chi si comporta male”. Altri esperimenti hanno mostrato che i cuccioli d’uomo provano empatia verso chi è in difficoltà e disapprovano le ripartizioni ingiuste di risorse.
“Empatia e senso di giustizia innati, che si trovano anche in altre specie sociali, come lupi o ratti, hanno un senso evolutivo: sono indispensabili per l’esistenza di gruppi cooperativi, dove chi si comporta in modo egoistico deve essere punito”. Su questa base, però, cultura, tradizioni ed educazione possono costruire di tutto. “Altri esperimenti hanno mostrato come l’empatia dei bambini sia rivolta solo verso i membri di quello che percepiscono come il proprio gruppo sociale e che in loro esiste una forte spinta a creare delle tribù: basta vestire di rosso o di blu i membri di un campo estivo, per creare gruppi competitivi fra loro. Inoltre i piccoli non conoscono il disgusto: questa emozione di apprende con l’educazione e serve a evitare il contatto con sostanze tossiche o infettive, ma viene spesso “dirottata” per disumanizzare i gruppi “nemici”, dagli omosessuali agli esponenti di altre razze o religioni”.
Gli adulti quindi, riducendo o estendendo il concetto di comunità e di oggetto o essere disgustoso, possono modificare radicalmente i piccoli esseri “morali per natura”. Trasformandoli quasi in tutto, dal benefattore universale allo spietato genocida.

Alex Saragosa – Il Venerdì di Repubblica – 10 gennaio 2014

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