Razzismo
Chi Odia Non Pensa
Da sempre l’essere umano porta con sé
questa malattia. Nasce da ignoranza e paura. Va combattuta: stare insieme non è
facile, ma si può imparare
Il razzismo non è a senso unico. Oggi
si insultano i neri, domani i neri potrebbero insultare i bianchi. Tutti
possiamo diventare stranieri
Figlia mia
Ti scrivo
questa lettera dopo aver visto alla televisione una donna del Fronte nazionale
parlare della nostra ministra della Giustizia, Christiane Taubira, come di una
“scimmia” che dovrebbe andarsene a vivere sugli alberi. Sei rimasta scioccata
perché eri convinta che il razzismo fosse in via di estinzione. Hai detto: “E’
avvilente, il razzismo non demorde, è sempre là e sempre più offensivo” . Sì,
hai ragione, il razzismo non è una moda, qualcosa di passeggero. Il razzismo è
radicato in certi tipi di mente, per non dire in tutte le menti. Oggi
l’impressione è che sia più attivo, ma in effetti è diventato solo più banale:
le persone che non si trattengono ed esprimono pubblicamente il loro odio e il
loro disagio, puntando il dito sullo straniero, su colui o colei che non ha lo
stesso colore della pelle. Hanno bisogno di spostare le cause dei loro problemi
attuali (disoccupazione, precarietà, insicurezza) su altri. Sanno perfettamente
che gli immigrati non sono, per esempio, i responsabili della chiusura delle
fabbriche, né del peggioramento delle condizioni di lavoro. Lo sanno bene, ma
hanno bisogno di trovare in fretta qualcuno su cui riversare il loro rancore e
la loro insicurezza . La novità è che se ne parla molto più di prima.
Tu capisci
bene, figlia mia, che il sistema dell’esclusione, del rifiuto, è dappertutto lo
stesso. Come ti avevo raccontato, in Italia la ministra per l’Integrazione,
Cécile Kyenge, originaria di Kinshasa nel Congo, della pelle nera, è stata
insultata da altri deputati e da certi manifestanti. Il messaggio era che non
ha diritto a far parte del governo italiano e che il suo posto è nella foresta
africana. Il razzismo non pensa: reagisce seguendo i propri istinti – che
spesso sono bassi -, diffonde l’odio e tutto ciò che ne deriva.
Come ti ho
detto tempo fa, si comincia con barzellette di cattivo gusto sugli ebrei e si
va a finire con quelle con quelle sui campi di concentramento e le camere agas.
Il razzismo non si ferma davanti a niente, anche se la nuova presidentessa del
Fronte nazionale sta tentando di nascondere e di mascherare la vera essenza
correggendo l’immagine xenofoba trasmessa spesso dal padre, questo partito di
estrema destra poggia ancora i suoi ragionamenti sul rifiuto dello straniero,
arrivando a dimenticare, o a far finta di dimenticare, che Mohamed Merrah, il
pazzo furioso che nel marzo 2012 ha assassinato prima dei militari a Montaubane
e poi dei bambini ebrei davanti a una scuola
a Tolosa, era francese, nato in Francia e quindi non immigrante. Ciononostante,
la presidentessa ha minacciato che da quel momento in poi – migliaia di Merrah
sarebbero sbarcati da aerei e barche “: ecco fatto l’amalgama tra terrorismo e
immigrazione!
Da quando la
crisi economica, che è in realtà una crisi morale, si è acuita, si assiste a
una liberalizzazione dei bassi istinti, a una banalizzazione del discorso
razzista. Il fatto che la ministra francese della Giustizia Christiane Taubira
sia nata nella Guyana, abbia la pelle scura, sia una donna forte e
intelligente, si sia battuta per il matrimonio omosessuale e abbia difeso le
minoranze, infastidisce certi francesi. Lo spirito coloniale esiste ancora. Un
tempo questa donna sarebbe stata considerata una schiava, ma oggi la schiavitù
non c’è più e la signora Taubira è a capo di un ministero importante. Ciò non
va giù ai razzisti, in Italia o in Francia che sia.
Hai in mente
gli insulti e i versi di animali urlati da certi tifosi quando entrano in campo
i giocatori di pelle nera? Succede in Italia e anche altrove. Sappiamo che lo
sport scatena le passioni, ma in questo caso scioglie gli istinti più odiosi
dell’essere umano. Anche l’ex presidente del Fronte nazionale, Jean-Marie Le
Pen, ha criminalizzato in passato gli atleti neri.
Quindi tu mi
hai chiesto: “Che cosa si può fare contro la banalizzazione del razzismo? Come
si combattono l’odio e la stupidità?”.
Ciò che
s’impara a scuola è importante, ma non è sufficiente. Scrivendo quel breve
libro in cui ti spiegavo i meccanismi del razzismo ho creduto che lo avremmo
fatto indietreggiare. Sì, imparare è l’inizio della lotta contro i pregiudizi.
Ma è necessario che a ciò si affianchi un lavoro permanente che parte dalla
scuola, passa dalle famiglie e arriva ai politici. I media svolgono un ruolo
fondamentale in questo processo. Devono essere vigili e i giornalisti non
devono mai perdere di vista che il razzismo esiste e non scomparirà da solo.
Anche la
giustizia ha un ruolo da svolgere, ma alcuni giudici restano uomini con i loro
pregiudizi. Occorre una mobilitazione generale in tutti i paesi contro questo
flagello che è sempre esistito da quando l’uomo è apparso sulla terra. Il
razzismo non è a senso unico. Oggi s’insultano neri, domani i nei potrebbero insultare
i bianchi. Vivere insieme non è facile. Si apprende e ci sono delle norme che
definiscono i diritti e i doveri. Lo straniero non è un essere a parte – tutti
potremmo un giorno diventare stranieri. Basta viaggiare per diventare degli
stranieri nei luoghi in cui ci rechiamo. Il razzismo stabilisce delle
differenze tra le persone: c’è la persona, poi la sua tribù e infine gli altri.
Per questo dobbiamo insistere su una verità scientifica: le razze non esistono.
Non c’e una razza bianca o una nera o una gialla….
C’è una
razza, che è la razza umana composta da miliardi di esseri tutti diversi e
tutti uguali. Il giorno in cui le
persone si convinceranno che le razze non esistono, quel giorno potremo dire
che il razzismo ha subito una prima sconfitta. Ma non scomparirà. Perché il
razzismo ha altri modi per farsi sentire. Non riusciremo mai a liberarci in
modo permanente da questa malattia che
accompagna l’essere umano da sempre, ma questo non è un motivo per permettere che
si diffonda senza fare alcunché. Tutte le ideologie totalitarie hanno usato il
razzismo per diffondersi.
All’origine
del razzismo ci sono l’ignoranza e la paura. Questi due aspetti devono essere
quindi affrontati con l’istruzione e la scienza, dimostrando che non hanno
ragione di essere, che si basano su impressioni false, che si tratta di
meccanismi artificiali per imporre la supremazia di un gruppo su un altro. Che
è un modo di perpetuare sotto altre forme la schiavitù, che per fortuna è stata
abolita.
Traduzione
di Guiomar Parada
Tahar Ben Jelloun – L’Espresso 9 gennaio 2014
Nessun commento:
Posta un commento