(…)
Di certo la crisi non avrebbe assunto la rapidità. L’ampiezza
e la contagiosità che si manifestarono tra l’estate 2007 e l’autunno 2008 se le
maggiori banche mondiali non avessero praticato modelli di gestione dei loro
affari nella sostanza identici; non fossero state strettamente collegate da una
miriade di intese e transazioni volta ad aggirare le regole sui movimenti di
capitale e sull’attività bancaria sopravvissute all’ondata di liberalizzazioni
del ventennio 1981-2000; non avessero goduto in molti Paesi dell’”empia
alleanza” tra politici e banchieri: non fossero state inclini a ogni sorta di
“dubbie macchinazioni”. Se crimini furono commessi, lo furono in modo
continuativo e organizzato in molti quartieri del sistema finanziario.
(…)
Il sistema finanziario internazionale è diventato troppo
grande, complesso e opaco per poter essere assoggettato così com’è a qualsiasi
forma di regolazione, comprese quelle che deriverebbero da una rimarchevole
estensione delle azioni da considerare reato. Le uniche riforme efficaci
consisterebbero nel ridurre drasticamente le dimensioni, la complessità e
l’opacità. Le riforme americane (cioè La Wall Street Reform del 2010) lo hanno
appena sfiorato. Quelle in discussione nella Ue, abbozzate ad esempio nel
Rapporto Liikanen presentato alla Commissione a ottobre 2012, non intaccano
nemmeno la superficie del problema. Né fanno il minimo accenno a un problema
ancor più di fondo: la necessità di limitare, se non anzi eliminare del tutto, il potere delle banche private di
creare denaro in quantità e tipologie illimitate.
A questo riguardo una novità interessante proviene dalla
Germania. Ad agosto 2012 un’associazione di imprenditori assistita da un gruppo
di giuristi, ha presentato al Bundestag una petizione con cui si richiede che
gli articoli del codice penale i quali stabiliscono che un debito non ripagato
costituisce sempre un reato, in quanto comporta un danno al patrimonio del
prestatore, siano rivisti perché non tengono versare alla banca un indennizzo per rottura
di contratto, spese amministrative intercorse e altro, ma in ambito penale il
reato di leso patrimonio non sussisterebbe, perché non un solo euro del
capitale della banca o dei suoi depositi ha cambiato padrone o è andato
perduto.
(…)
Nell’autunno 2013 non risultava che il Brundestag si fosse
ancora pronunciato sulla petizione in oggetto.
Alla fine va però osservato che pensare di indurre codesto
sistema a comportarsi meglio per mezzo di un più esteso apparato giuridico,
anche se qualcosa in questo campo si dovrà pur fare, equivale a voler insegnare
a Terminator III le buone maniere per stare a tavola. Bisognerebbe invece
portarlo in un’officina che lo smonti una volta per tutte, in modo da poter
riservare a un sistema drasticamente ridimensionato le indispensabili funzioni
economiche delle banche e della finanza.
Luciano Gallino
Il Colpo di Stato di Banche e Governi – L’Attacco alla
Democrazia in Europa
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