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domenica 19 gennaio 2014

Lo Sapevate Che: Satira Preventiva...


Chi s’è portato via Gladiator

Impazza in Rete la vicenda dell’apprezzato blogger. Che temeva di essere stato prelevato dagli alieni o dai nazisti.
Per altri internauti è vittima del governo. In realtà è ospite di una comunità di recupero.

Secondo i sociologhi la diffidenza nei confronti degli altri e la sfiducia nella società sono particolarmente elevate tra gli utenti più assidui della Rete. Abbiamo chiesto a Gladiator, uno dei blogger più apprezzati, che cosa ne pensa, ma non ha voluto risponderci perché  sospetta che siamo “agenti della Cia legati alla massoneria e alla Borsa cinese”.
L’Esperimento Messi in allarme dai vicini di casa di Gladiator, che non lo vedono da mesi, e dai contenuti particolarmente aggressivi dei suoi post, un’assistente sociale e una guardia cinofila hanno raggiunto la sua abitazione e suonato il campanello. Per identificare l’origine di quel suono, udito per la prima volta dopo anni, Gladiator si è servito della app “ring&bells”, in grado di identificare migliaia di trilli e squilli di tutto il mondo, dai sonagli delle renne di Santa Claus alla sirena dei pompieri di Johannesburg, ricevendo all’istante la risposta: “E’ il campanello di casa tua, cretino”. Prima di aprire la porta, Gladiator ha affidato alla sua vasta community un disperato appello: “C’è qualcuno alla porta, o è un rastrellamento nazista o sono degli alieni”. Quando ha aperto, dopo qualche incertezza, ha riconosciuto le sembianze umane dei due visitatori, ha capito che non avevano intenzioni ostili, è scoppiato in un pianto dirotto ed è svenuto.
I Commenti La vicenda a lieto fine di Gladiator (è ospite della comunità di recupero Il Gladiolo) è stata vivacemente commentata in Rete. “Stì due stronzi che sono andati a pigliarlo erano due ipnotizzatori”, dice Rottweiler. “No, scemo, erano del governo”, replica Patty Piranha. “Già, perché adesso quelli del governo sono anche capaci di andare in giro da soli?”, interviene Cicerone Jones. “Mi fate vomitare tutti”, è l’opinione di Wolly Polly. “Quando si vomita spesso è perché si è stati contaminati da un virus sfuggito da un laboratorio americano”, spiega Nonmifreghi. “Seee, sfuggito, quelli lo fanno apposta”, interviene Bianconiglio. “Mentre perdere tempo con queste cazzate le banche vi tubano un centesimo al giorno manipolando la banda magnetica della vostra carta di credito, ma non lo avete letto Bancopoli di Pizzo e Marconcelli?”dice New Ricardo. “Pizzo e Marconcelli sono pagati dalle banche – replica Genius – e hanno scritto quel libro per sviare i sospetti, la vera truffa è sulle monete da un euro”. “Attenti tutti quanti – interviene Marisella Prof – oggi non vedo neanche un errore di grammatica, dev’esserci un virus, state in campana”.
Studi Comparativi Secondo uno studio dell’Ucla, esiste un’impressionante identità culturale tra due gruppi sociali molto diversi per età e abitudini: l’anziano che borbotta sull’autobus contro i giovani d’oggi, agitando l’ombrello, e il giovane adulto (tra i 25 e i 40) che vive costantemente connesso. “In entrambi i casi – spiega il professor Geoffrey Di Marco – si vive nella costante sensazione che il mondo sia un orribile aggregato di malintenzionati.  Abbiamo condotto un esperimento. Abbiamo chiesto al tipico trentacinquenne che vive in Rete, commentando continuamente qualsiasi notizia, di impugnare un ombrello. Ebbene, dopo pochi secondi lo agitava all’indirizzo del Web…”.
Commenti Ma quali sono le notizie che il popolo del Web considera necessario commentare? La risposta del professor Di Marco fa riflettere: “Tutte. Qualunque notizia, di qualunque genere, dallo scoppio della terza guerra mondiale a una lite tra automobilisti, scatena nell’utente del Web l’impulso al commento. C’è un rapporto indirettamente proporzionale tra il bisogno di commentare e la propria competenza in materia. Meno se ne sa, più se ne parla. Postate uno studio sulla fissione nucleare e vedrete che a commentarlo saranno il tramviere, la massaia, l’insegnante di ginnastica. E mi scusi, signore, chi siamo noi per impedirglielo? Adesso si levi di torno, devo partecipare sul Web a un interessante dibattito sulla menopausa. Lei non ha idea di come sia appassionante, con il nickname di Sarah Fityfive, dire la mia sul problema delle vampe di calore”.

Michele Serra – L’Espresso – 23 gennaio 2914

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