Chi s’è portato via Gladiator
Impazza in Rete la vicenda
dell’apprezzato blogger. Che temeva di essere stato prelevato dagli alieni o
dai nazisti.
Per altri internauti è vittima del
governo. In realtà è ospite di una comunità di recupero.
Secondo i
sociologhi la diffidenza nei confronti degli altri e la sfiducia nella società
sono particolarmente elevate tra gli utenti più assidui della Rete. Abbiamo
chiesto a Gladiator, uno dei blogger più apprezzati, che cosa ne pensa, ma non
ha voluto risponderci perché sospetta
che siamo “agenti della Cia legati alla massoneria e alla Borsa cinese”.
L’Esperimento Messi in allarme dai vicini di casa
di Gladiator, che non lo vedono da mesi, e dai contenuti particolarmente
aggressivi dei suoi post, un’assistente sociale e una guardia cinofila hanno
raggiunto la sua abitazione e suonato il campanello. Per identificare l’origine
di quel suono, udito per la prima volta dopo anni, Gladiator si è servito della
app “ring&bells”, in grado di identificare migliaia di trilli e squilli di
tutto il mondo, dai sonagli delle renne di Santa Claus alla sirena dei pompieri
di Johannesburg, ricevendo all’istante la risposta: “E’ il campanello di casa
tua, cretino”. Prima di aprire la porta, Gladiator ha affidato alla sua vasta
community un disperato appello: “C’è qualcuno alla porta, o è un rastrellamento
nazista o sono degli alieni”. Quando ha aperto, dopo qualche incertezza, ha
riconosciuto le sembianze umane dei due visitatori, ha capito che non avevano
intenzioni ostili, è scoppiato in un pianto dirotto ed è svenuto.
I Commenti La vicenda a lieto fine di Gladiator
(è ospite della comunità di recupero Il Gladiolo) è stata vivacemente
commentata in Rete. “Stì due stronzi che sono andati a pigliarlo erano due
ipnotizzatori”, dice Rottweiler. “No, scemo, erano del governo”, replica Patty
Piranha. “Già, perché adesso quelli del governo sono anche capaci di andare in
giro da soli?”, interviene Cicerone Jones. “Mi fate vomitare tutti”, è
l’opinione di Wolly Polly. “Quando si vomita spesso è perché si è stati
contaminati da un virus sfuggito da un laboratorio americano”, spiega
Nonmifreghi. “Seee, sfuggito, quelli lo fanno apposta”, interviene
Bianconiglio. “Mentre perdere tempo con queste cazzate le banche vi tubano un
centesimo al giorno manipolando la banda magnetica della vostra carta di
credito, ma non lo avete letto Bancopoli di Pizzo e Marconcelli?”dice New
Ricardo. “Pizzo e Marconcelli sono pagati dalle banche – replica Genius – e
hanno scritto quel libro per sviare i sospetti, la vera truffa è sulle monete
da un euro”. “Attenti tutti quanti – interviene Marisella Prof – oggi non vedo
neanche un errore di grammatica, dev’esserci un virus, state in campana”.
Studi Comparativi Secondo uno studio dell’Ucla, esiste
un’impressionante identità culturale tra due gruppi sociali molto diversi per
età e abitudini: l’anziano che borbotta sull’autobus contro i giovani d’oggi,
agitando l’ombrello, e il giovane adulto (tra i 25 e i 40) che vive
costantemente connesso. “In entrambi i casi – spiega il professor Geoffrey Di
Marco – si vive nella costante sensazione che il mondo sia un orribile
aggregato di malintenzionati. Abbiamo
condotto un esperimento. Abbiamo chiesto al tipico trentacinquenne che vive in
Rete, commentando continuamente qualsiasi notizia, di impugnare un ombrello.
Ebbene, dopo pochi secondi lo agitava all’indirizzo del Web…”.
Commenti Ma quali sono le notizie che il
popolo del Web considera necessario commentare? La risposta del professor Di
Marco fa riflettere: “Tutte. Qualunque notizia, di qualunque genere, dallo
scoppio della terza guerra mondiale a una lite tra automobilisti, scatena
nell’utente del Web l’impulso al commento. C’è un rapporto indirettamente
proporzionale tra il bisogno di commentare e la propria competenza in materia.
Meno se ne sa, più se ne parla. Postate uno studio sulla fissione nucleare e
vedrete che a commentarlo saranno il tramviere, la massaia, l’insegnante di
ginnastica. E mi scusi, signore, chi siamo noi per impedirglielo? Adesso si
levi di torno, devo partecipare sul Web a un interessante dibattito sulla
menopausa. Lei non ha idea di come sia appassionante, con il nickname di Sarah
Fityfive, dire la mia sul problema delle vampe di calore”.
Michele
Serra – L’Espresso – 23 gennaio 2914
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