L’Europa dei banchieri
o quella dei populisti?
Scelta tra male e
catastrofe
Alle elezioni europee
di maggio non saprò per chi votare,
come peraltro la metà
dei miei concittadini italiani ed europei.
La scelta è fra il male
e la catastrofe.
Da una parte si può votare per una establishment
tradizionale, composto da destre e sinistre storiche, che in sostanza non ha
intenzione di cambiare nulla.
L’Europa governata in questi anni dalle banche centrali, con
la benedizione di Angela Merkel, in fondo va bene a tutti. Su questo punto le
differenze fra destra e sinistra sono soltanto sfumature. I socialisti e i
riformisti europei non hanno un progetto alternativo e anche per questo si
trovano bene nel governare con la destra in Germania e in Italia. In Francia la
presidenza di Francòis Hollande, , davvero deludente e non per le sue storie
private, non ha cambiato di una virgola l’impostazione rispetto a Nicolas
Sarkozy, per cui l’asse privilegiato dei rapporti rimane tra Parigi e Berlino.
Dall’altra parte, montano ovunque i populismi che non
vogliono cambiare l’Europa, ma semplicemente distruggerla, abolire l’euro e
tornare alla sovranità nazionale. Alcuni sono dichiaratamente di estrema
destra, come in Francia e Olanda, altri no, come in Italia, ma in fondo non
cambia molto. Il risultato finale di questo progetto, cosciente o meno è un
ritorno al fascismo.
Il trionfo dei nazionalismi in Europa ha sempre portato
tragedie, dagli anni Trenta alla fine della Jugoslavia.
La distruzione dell’Unione Europea e dell’euro si
trasformerebbe in uno tsunami sull’economia di molti Paesi, compreso il nostro,
e quindi finirebbe per abbattersi sulle istituzioni democratiche, già ora assai
fragili.
A maggio in definitiva i cittadini saranno chiamati a
scegliere se dare il proprio consenso a un’Europa di banchieri che lavora per
creare una società sempre più ingiusta, oppure dare una mano all’avanzata di un
nuovo fascismo.
Mi domando perché non esista da nessuna parte, con
l’eccezione parziale del partito greco Syriza, una terza via che rappresenti i
tanti elettori, come me fortemente europeisti, ma contrari a questo modello di
Unione Europea.
Soprattutto mi chiedo perché ciò non avvenga nel mio Paese,
visto che l’Italia è a un tempo il più danneggiato da questo modello di Europa
e il più esposto ai populismi di ogni risma.
Chissà se Matteo Renzi e le cento anime del Partito
democratico, fra un ligio e un altro, avranno il tempo di rifletterci.
Curzio Maltese – Il Venerdì di Repubblica – 24 gennaio 2014
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