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mercoledì 22 gennaio 2014

Lo Sapevate Che: Contromano....


La Democrazia dell’insulto, una malattia grave e altamente contagiosa

La criminalità è anche un fattore linguistico: Riina e Provenzano, per dire i capi dei capi, hanno a disposizione un vocabolario di duecento parole al massimo. In una discussione con una persona di media cultura, dopo cinque minuti hai finito gli argomenti e gli puoi soltanto sparare, mentre gli urli “figlio di…”. Il grande Gesualdo Bufalino scriveva che la mafia sarebbe stata sconfitta da un esercito di maestri elementari. E’ accaduto, al contrario, che un ceto politico di analfabeti, qualche volta mafiosi, abbia distrutto un esercito di maestri elementari. Il risultato è che il dibattito pubblico italiano è a un livello di povertà culturale assoluto e quindi di una violenza verbale inaudita. Non bastasse, ci si è messa pure la rete. Non so come sia altrove, ma in Italia i social network assomigliano sempre più al microfono aperto di Radio Radicale di tanti anni fa: una sequela infinita e nauseabonda di insulti.
Funziona così. Si apre un dibattito su un argomento qualsiasi, politico o scientifico o semplicemente di moda. Nei commenti arriva una valanga di slogan. Dopo il decimo o ventesimo luogo comune compare per sbaglio un argomento serio e ben motivato, con proprietà di linguaggio. Costui ha l’ardire di avanzare qualche dubbio sugli slogan di cui sopra. Questo fa imbufalire il popolo della rete, che riversa sul povero malcapitato una gragnuola di male parole, insulti a lui e famiglia, ghigni derisori e sprezzanti. Se questa è la democrazia dell’era di internet, ve la potete tenere.
L’altro giorno un amico americano di passaggio a Roma, curioso delle nostre vicende ed entusiasta del successo di Grillo, mi ha chiesto perché nel “Mo Vimento 5 Stelle” la “v” fosse maiuscola. Gli ho risposto che sta per “vaffanculo” ed è un omaggio alla principale attività politica del primo partito italiano: l’organizzazione di Vaffa day: “E’ una battuta, vero?” mi ha detto perplesso. Naturalmente gli ho risposto di sì e che non conoscevo la ragione della maiuscola, probabilmente un’idea dei grafici. Carità di patria.
Bisogna ammettere però che la volgarità, per quanto criminaloide, è facile e contagiosa. Con tutto quello che ho scritto, io stesso quando passo un po’ di tempo a leggere i commenti dei blogger o quando mi capita di assistere alle risse nei talk show, reagisco come tutti gli altri. Ma perché non ve ne andate tutti a fare in…?
Curzio Maltese- Il Venerdì di Repubblica – 17 gennaio 2014


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