La Democrazia
dell’insulto, una malattia grave e altamente contagiosa
La criminalità è anche
un fattore linguistico: Riina e Provenzano, per dire i capi dei capi, hanno a
disposizione un vocabolario di duecento parole al massimo. In una discussione
con una persona di media cultura, dopo cinque minuti hai finito gli argomenti e gli puoi soltanto
sparare, mentre gli urli “figlio di…”. Il grande Gesualdo Bufalino scriveva che
la mafia sarebbe stata sconfitta da un esercito di maestri elementari. E’
accaduto, al contrario, che un ceto politico di analfabeti, qualche volta
mafiosi, abbia distrutto un esercito di maestri elementari. Il risultato è che
il dibattito pubblico italiano è a un livello di povertà culturale assoluto e
quindi di una violenza verbale inaudita. Non bastasse, ci si è messa pure la
rete. Non so come sia altrove, ma in Italia i social network assomigliano
sempre più al microfono aperto di Radio Radicale di tanti anni fa: una sequela
infinita e nauseabonda di insulti.
Funziona così. Si apre un dibattito su un argomento
qualsiasi, politico o scientifico o semplicemente di moda. Nei commenti arriva
una valanga di slogan. Dopo il decimo o ventesimo luogo comune compare per
sbaglio un argomento serio e ben motivato, con proprietà di linguaggio. Costui
ha l’ardire di avanzare qualche dubbio sugli slogan di cui sopra. Questo fa
imbufalire il popolo della rete, che riversa sul povero malcapitato una
gragnuola di male parole, insulti a lui e famiglia, ghigni derisori e
sprezzanti. Se questa è la democrazia dell’era di internet, ve la potete
tenere.
L’altro giorno un amico americano di passaggio a Roma,
curioso delle nostre vicende ed entusiasta del successo di Grillo, mi ha
chiesto perché nel “Mo Vimento 5 Stelle” la “v” fosse maiuscola. Gli ho
risposto che sta per “vaffanculo” ed è un omaggio alla principale attività
politica del primo partito italiano: l’organizzazione di Vaffa day: “E’ una
battuta, vero?” mi ha detto perplesso. Naturalmente gli ho risposto di sì e che
non conoscevo la ragione della maiuscola, probabilmente un’idea dei grafici.
Carità di patria.
Bisogna ammettere però che la volgarità, per quanto
criminaloide, è facile e contagiosa. Con tutto quello che ho scritto, io stesso
quando passo un po’ di tempo a leggere i commenti dei blogger o quando mi
capita di assistere alle risse nei talk show, reagisco come tutti gli altri. Ma
perché non ve ne andate tutti a fare in…?
Curzio Maltese- Il Venerdì di Repubblica – 17 gennaio 2014
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