Vademecum del renziano
perfetto
Al di là di battute antropologicamente atomiche e Big bang
mediatici, il renzismo è una categoria non dello spirito con comportamenti e
caratteristiche precise determinati dalle abitudini del leader.
L’invasione degli ultrarenziani sta modificando la vita
quotidiana del democratico tipo. Gli altri, paria e potenziali rottamati,
provano a cambiare verso, dato che sarebbe poco salubre mantenere stili pre 8
dicembre , data topica della presa d’inverno della segreteria.
Occhio Alle Guide. Meno male, per fortuna, è arrivata
un’esplosione editoriale, guide, biografie, instant book a dare la linea a
due-tre generazioni di Palazzo, cortigiani, aspiranti, sostenitori, spingitori,
compagni dell’apparato. Le cosiddette opere instradano verso il renzista
perfetto, tra le molte “Matteo il conquistatore” (Giunti) è una fra le più
circostanziate, ottimo libro che chevet scritto da Alberto Ferrarese e Silvia
Ognibene, due giornalisti assai informati.
Qui di seguito, un concentrato di Wikirenzi.
Fuori orario. Come si è saputo da subito,
direzioni Pd alle sette e mezza, un incubo, tirare tardi a letto non è da
renziano, il capo dorme cinque ore. Chi è mattiniero ne sa sempre di più, è
vero, e poi ha più possibilità di conferire e messaggiarsi con Renzi. Per
contro, sostenere che lui sia un ritardatario è un eufemismo adorabile. Per i
puntuali, un appuntamento con Matteo è, parafrasando Stefano Benni, un inferno
di solitudini immediate.
Media In Riga. Ha una memoria prodigiosa, ricorda tutto
quello che è stato scritto e lo registra per sempre, meglio di un cervellone
Nasa. Gode nel citare frasi acide, vecchie di dieci anni, al giornalista che le
ha scritte. Nell’insofferenza verso le “iene pennivendole” (citazione
dalemiana) è molto dalemiano, con buona pace del nemico Massimo. Nella prima
conferenza stampa da segretario Pd, Renzi non ha mai smesso di sbuffare
culminando con un: “La qualità delle risposte dipende dalla qualità delle
domande”. D’Alema non avrebbe fatto meglio.
Senza Soldi. Un genio. Ne ha in tasca raramente,
spesso li scorda, tanto c’è sempre qualcuno dello staff a saldare i conti. A
pagare la storica colazione nel gennaio 2013 con Pier Luigi Bersani, deputato e
tesoriere del partito, pilastro del “cantuccio magico”, soprannome toscano del
cerchio magico. Tale e quale a Gianni Agnelli.
Biancovestito. Quando il gioco è diventato duro, ha
tirato fuori la camicia pura, cioè bianca. Esalta l’abbronzatura, è telegenica,
non “spara” come si diceva un tmpo, la sdoganò da direttore Tg1 Gianni Riotta,
un fissato del monocolore immacolato. E’ quello dell’abito papale e della
camicia di Bhl, Bernard-Henry Lévy, capostipite del nouveaux philosophes: a suo
modo anche Renzi è.
Banana Republic. Il segretario va pazzo per i Kinder
cereali e con buona pace del vate della gastrocultura italiana Oscar Farinetti,
gran sponsor renziano, è arrivato ad accompagnarli con banana e Coca Cola.
Molto fusion globale, e la distanza con il risotto ai funghi di D’Alema o il
“tortellino magico” è siderale.
Guerra Batteriologica. Non ha paura degli elefanti. Nel
suo safari politico quelli del Pd li ha sfidati tre volte e messi in cattività.
Teme, invece, i batteri e gira con l’Amuchina, gel igienizzante per le mani.
Giusto, che in politica siano finalmente pulite. E poi come disse l’Avvocato a
un amico che si candidava: “Dovrai stringere un sacco di mani sudate”. Renzi
soffre di vertigine, ma Jovanotti, altro suo fan, in elettorale veltroniana,
canta che “la vertigine non è paura di cadere ma la voglia di volare”. Questo
s’era capito.
Denise Pardo – L’Espresso – 23 gennaio 2013
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