Seconde Case
Come Se Piovesse
In Liguria i binari
sottraggono spazio alla fiorente industria edilizia per lombardi e piemontesi.
Che passano nelle loro residenze una settimana all’anno.
Mentre si diffondono
modelli per affrontare l’emergenza frane
Dopo la catastrofe sfiorata ad Andora, con un treno
deragliato per il crollo di una terrazza sui binari, la Liguria si interroga:
che cosa ci faceva una linea ferroviaria così vicina alla terrazza di un
alloggio privato? Quel convoglio, per passare proprio lì, aveva i permessi in
regola? E adesso chi ripaga la signora Ines per la perdita del suo terrazzo e
di dieci vasi di gerani, una statua di Padre Pio in gesso dipinto con buco al
centro per infilarci l’ombrellone e un tavolo di plastica con tela cerata a
quadretti e quattro sedie pieghevoli? E infine, come è possibile che, con la
scusa dei collegamenti tra Italia e Francia, la ferrovia sottragga una fetta di
territorio così importante alla fiorente edilizia privata ligure?
Le Cifre L’industria delle seconde case è
l’architrave che regge (si fa per dire) l’economia ligure. Le seconde case si
dividono in due categorie: le seconde case vere e proprie e le seconde case
derivate, che appartengono a chi , avendo già una seconda casa, necessita di
una seconda casa della sua seconda casa. Il tempo di permanenza medio dei
lombardi e dei piemontesi nelle seconde case liguri è di una settimana
all’anno. Nelle restanti 51 settimane, gli escrementi dei gabbiani formano sui
terrazzini uno strato di guano che, raccolto con apposita paletta e conferito
al più visino gassificatore (nei pressi
di Barcellona), può essere trasformato in combustibile.
Il Territorio Apparentemente montuoso e in molti
casi a strapiombo sul mare, il territorio ligure è stato riclassificato fino
dagli anni Settanta come”diversamente orizzontale”. Con questo provvedimento
gli amministratori locali, lungimiranti, hanno potuto procedere alla
cementificazione quasi integrale. Via le infide macchie di bosco infestate dal
pericoloso rovo, il fico dai frutti osceni e, quando cadono a terra, scivolosi
per i passanti, i secolari muri a secco con quei sassi troppo bitorzoluti per
essere ricoperti di piastrelle, come suggerirebbe il decoro urbano. Via le
magnolie, le passiflore e le bouganville delle ville e dei giardini, inutili
bellurie per quattro contesse inglesi dementi, roba in grado di appassionare
solo il papà botanico di Italo Calvino, il giardiniere di Italo Calvino, i
lettori di Italo Calvino e Italo Calvino stesso.
L’Esperimento E’ stato ricostruito l’itinerario
sugli alberi che il Barone Rampante percorreva nel celebre romanzo, attraverso
eucalipti, lecci, roveri, noci, pini, senza mai mettere un piede in terra. Gli
studiosi hanno concluso che è possibile
ripeterlo pari pari servendosi di antenne televisive, sopralzi mansardati,
bovindo piastrellati, comignoli bitumati, cornicioni, balconi. Secondo alcuni
praticanti del “Roofing”, nuovo sport estremo che consiste nel percorrere grandi distanze saltando
saltando di tetto in tetto, è possibile arrivare da La Spezia a Ventimiglia:
manca solo una breve tratta lungo le Cinque Terre, ma si conta, in pochi anni,
di edificare anche quell’area depressa.
La Prevenzione L’inesplicabile ostile opera di
erosione delle frane non trova comunque impreparata l’imprenditoria ligure. Già
pronti nuovi modelli di seconda casa in grado di affrontare ogni emergenza.
Molto richiesta la casa—toboga, munita alle fondamenta di grossi pattini in
grado, in caso di frana, di sostenere l’abitazione nel corso della sua
vorticosa discesa a mare; piace soprattutto ai nuovi ricchi russi che se la
fanno costruire già in bilico sul precipizio nella speranza di provare il
brivido dello slavinamento a valle. Ingegnosa la casa-tomba, già predisposta,
nel caso sia sepolta da una frana, per trasformarsi in un battibaleno in tomba
di famiglia, con tanto di lumini che si accendono automaticamente e lapide
rotante che prende il posto della porta di ingresso. Ma c’è chi punta tutte le
sue carte sulla “casacomba”, un bilocale con angolo cottura in tutto e per
tutto identico alla classica seconda casa, ma costruita almeno 50 metri
sottoterra, così da essere del tutto al riparo da frane e alluvioni. Ha finte
finestre con vista mare dipinta e, in caso di guasto dell’ascensore che riporta
in superficie, un kit di sopravvivenza per speleologi.
Michele Serra – L’espresso – 30 gennaio 2014
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