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giovedì 30 gennaio 2014

Lo Sapevate Che: Questa Settimana...


Strappando Strappando
Che Male Ti Fo?

Che cosa non convince della sfida Renzi? La fretta e certi toni. Che cosa sembra nascondersi dietro la fretta e i toni. E che cosa si sottovaluta? Certi pericoli che ora non si vedono, ma che Berlusconi non ci ha mai fatto mancare

La battuta più pungente?  “Sembra la bozza di Lorenzago”, copyright Giulio Tremonti, ricomparso in pubblico in gran forma. Insomma, Renzi come Calderoli, e la Grande riforma – ideata nel 2003 dai saggi berlusconiani in una baita del Cadore, cui seguì due anni dopo il famigerato Porcellum – come l’Italicum e le sue appendici istituzionali. Addirittura.
La formula più infelice? “Profonda sintonia”, parole con le quali Matteo ha suggellato l’incontro con Silvio scatenando antiche rivalse e incompatibilità.
E pensare che sarebbe successo se l’avesse tradotto in “pieno accordo”. Con il Caimano….La parola rottamata? “Inciucio”, e chi se ne ricorda più, specie dopo che pure l’indomito Stefano Fassina è andato al governo con Silvio Berlusconi. E la parola resuscitata? “Preferenze”. Ma non s’era detto – però era l’altro secolo – che evocavano mercato dei voti e clientele mafiose tanto da farci su un referendum?
E’ successo tutto in poche ore, in pochi giorni, è bastato che il leader Pd avanzasse le sue blindatissime proposte di riforma con questo spazzando via abitudini e linguaggi che sembravano impossibili a morire. Con  tale rapidità da lasciare sul capo, com’era inevitabile, proposte convincenti e fieri dubbi. Tecnici e politici.
Che Cosa, Per Esempio, proprio non convince? Un certo atteggiamento di Renzi, un tono di ganassa con il quale ignora obiezioni, dissensi, emendamenti, perché va bene cancellare riti antichi e riflessi condizionati pur di portare a casa il risultato, ma l’esercizio della democrazia è anche forma e stile e rispetto. Non convince nemmeno questo affanno del fare, come si dovesse votare domani, perché la fretta è cattiva consigliera quando si piccona una costruzione delicata come la Costituzione maturata in due anni di lavori e discussioni approfondite tra le meglio intelligenze politiche del dopoguerra. Poi più si corre, più alte si fanno le aspettative, e di conseguenza più cocenti le delusioni qualora non tutto dovesse andare nel verso giusto.
E che cosa invece persuade? Proprio ciò che è espresso male ( i toni da ganassa), nel senso della sostanza e non della forma, cioè i no a inutili e inconcludenti liturgie fatte di concessioni, limature, accordi a tutti i costi che finiscono per bloccare ogni cosa. E’ sempre stato così. Finora. Del resto, non sono almeno cinque anni che si parla di cambiare il porcellum, dieci che si impreca contro il bicameralismo perfetto, trenta che si invocano le riforme? E adesso che qualcosa finalmente si muove che facciamo, ricominciamo daccapo?
Ben Venga Dunque Il Primo strappo, e poi il secondo, e il terzo ma a certe condizioni: che sia chiaro il disegno finale e certo il risultato; che non si riveli un incomprensibile guazzabuglio all’italiana; che la nuova legge non rischi di essere nuovamente bocciata dalla Corte e che non provochi effetti indesiderati, come può succedere con certi antibiotici. E poi si strappi e si rompa pure ma non sottovalutando pericoli che ancora incombono.
Vantando per esempio un’antica frequentazione (giornalistica) con l’ex Cav., almeno dalla discesa in campo, non possiamo certo escludere che B. alla fine mandi tutto all’aria, come del resto ha fatto decine di volte, D’Alema docet, magari se dovesse accorgersi che la “profonda sintonia” premia più Renzi che  lui: che chieda qualcosa in cambio, magari ciò che Napolitano non ha potuto dargli (salvacondotti, divieto d’arresto per gli over 75 e simili): che alzi la posta facendo seguire a queste riforme anche quella dell’elezione diretta del premier grazie alla quale, com’è noto, ogni candidato premier pensa di vincere. Infine che si trasferisca in Parlamento ciò che Renzi ha evitato nel suo partito, e che proprio lì B. riservi le sue sorprese.
Per questo Renzi rischia, corre e non si ferma. Dunque auguri sinceri a lui, che fu capace di rottamare i vecchi del Pd, ma non ancora Silvio Berlusconi che quasi ottantenne presidia auspicate svolte generazionali – altrui – e passaggi dall’una all’altra Repubblica.
Twitter@bmanfellotto

Bruno Manfellotto – L’Espresso – 30 gennaio 2014

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