Gianfranco Contini
disse un giorno: “Solo chi legge tanti libri sa giocare la propria esistenza su
molte tastiere”
Ho 15 anni e frequento il liceo classico in un paesino della
Puglia. Quando ne avevo ne avevo 5 un’adorabile vecchietta, mia vicina di casa, mi regalò un pacchetto
quadrato che avrei dovuto aprire quando fossi stata capace di leggere.
Quando, dopo un anno, sapevo leggere, aprii quel pacco e vi
trovai un libro di favole: il mio primo libro, che avrei letto ogni sera per
addormentarmi, quello che mi aiutava a immaginare un mondo tutto mio. Col
passare del tempo mi regalarono altri libri, tra cui uno in particolare che
ancora oggi leggo: le favole di Italo Calvino.
Ora la mia camera è piena di libri: libri di scuola, libri di
poesia, libri di fantasia, libri d’amore, libri da far piangere fino all’ultima
pagina, libri da far paura, libri che ti lasciano senza fiato. Una volta mi
capitò di comprare un libro che mi fece diventare dipendente. Non dormivo la
notte, al mattino la prima cosa che pensavo era se sarebbe finito bene o male.
Io potrei scrivere cento, mille pagine sui libri. Il mio sogno è diventare una
brava scrittrice, che fa amare il suo libro anche a coloro che pensano che i
libri non servano a niente, spero che alla fine possano rimangiarsi tutto
mentre una lacrima scende dai loro occhi finalmente aperti al mondo. Purtroppo
in questa generazione i libri sono l’ultima cosa a cui pensare. C’è troppa tecnologia che ci
sta lentamente divorando.
Non c’è più contatto umano.
Le persone passano il loro tempo su face book e i vari social
network e nessuno legge più. Nella mia classe, e siamo in un liceo classico, su
24 alunni, solo 4 leggono libri. Sono terrorizzata da questi dati. Vorrei che
tutti riscoprissero l’amore per la lettura.
Io nel frattempo attendo e custodisco i miei segreti in una
bottiglia di metallo, sperando che un giorno si avverino.
E lotterò per farli avverare.
Chiara Mazza
Mi piace dar voce alle
lettere che ricevo dagli adolescenti, perché, a differenza degli adulti che si
lamentano, recriminano o accusano, spesso giustamente, gli adolescenti descrivono
la loro condizione, oppure lanciano progetti per il futuro. E ascoltarli nel
loro fantasticare e progettare il futuro non deve scatenare, come puntualmente
accade nelle lettere di commento che ricevo, la reazione degli adulti che li
accusano di ingenuità. Gli adulti conoscono il tempo che hanno vissuto ma non conoscono,
come gli adolescenti, il tempo che verrà, e che comunque è loro.
Così, ad esempio, ci
sono degli adolescenti che scrivono meglio dei loro professori. Come può
accadere questo?Hanno letto più libri di loro. Ci sono degli adolescenti che
conoscono i sentimenti in tutte le loro sfumature. Chi glieli ha insegnati? I
libri che hanno letto. Ci sono degli adolescenti che non si annoiano perché,
attraverso i libri, hanno scoperto quanti percorsi fantastici la vita può
offrire, hanno scoperto quanti percorsi fantastici la vita può offrire, e non
hanno bisogno di droghe per fare un “viaggio” fuori dalla quotidianità. Ci sono
infine degli adolescenti che, grazie ai libri che hanno letto, non
drammatizzano le sofferenze che incontrano nella vita, non si abbandonano agli amori
con l’ingenuità di chi conosce solo la passione del momento. Sanno quanto è
vasta e articolata è la gamma dei sentimenti, quanto ampia la costellazione
delle idee per perdersi nella prima passione che li assale o nella prima idea
fissa che li tormenta.
Non sono per questo
immuni dall’inquietudine dell’adolescenza e neppure sono divenuti adulti troppo
precocemente. Grazie ai libri, hanno semplicemente offerto alla loro mente e al
loro cuore tanti percorsi che, senza libri, non avrebbero conosciuto, e cos’
hanno evitato l’afasia del linguaggio, l’atrofia dei sentimenti, la povertà
della fantasia che, anche quando è appena abbozzata, contiene quasi sempre un
progetto di vita.
Questi sono i doni
della lettura, che diventa una compagna di viaggio solo per chi comincia a
frequentarla da bambino. Si illude infatti chi dice: “Leggerò quando sarò in
pensione”, perché, se non ha cominciato da bambino, non leggerà mai. La scuola
deve impegnarsi a far leggere ai ragazzi, oltre ai libri scolastici, tanti
altri libri , perché è indispensabile che, in una classe di liceo di 24
studenti, solo 4 ne leggano. Senza esitazione possiamo dire che gli altri 20
sono già persi, anche se verranno promossi. Perché l’educazione della mente e
del cuore non avviene con il superamento di un corso di studi, ma con la
frequentazione appassionata di tutti i sentieri che la vita dischiude e che la
buona letteratura sa indicare e descrivere.
umbertogalimberti@repubblica.it
– Venerdì di Repubblica – 14 dicembre 2013
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