La tentazione dal
potere non risparmia nessuno,
ma c’è anche chi dice
di no
Caro Serra, “state
arrestando un premio Nobel” grida la folla contro un agente
particolarmente zelante mentre tenta di
trascinare con sé Jean- Paul Sarte.
Il filosofo, con una cerchia ristretta di
amici, è intento a distribuire
gratuitamente le copie, preventivamente sequestrate, del giornale La Cause du Peuple in
nome della libertà di stampa. L’intellettuale esce dal proprio atelier per
prender parte attiva nella Storia, in virtù di quei valori di cui diventa
portavoce nella prassi; una costante che ritroviamo nella vita dello scrittore,
affiancata sempre dall’instancabile compagna De Beauvoir; dalla lotta al
nazifascismo alla difesa degli studenti durante il ’68 passando per la
definitiva disillusione del socialismo durante l’occupazione della
Cecoloslovacchia. Fino ad arrivare a quella scelta tanto angosciata ma anche
inevitabile che lo porta per ragioni personali e obiettive, a rifiutare il
prestigioso premio. Ed ecco allora far confluire nel Reale i sommi ideali della
Morale; in fondo, che cosa sarebbe rimasto di Sartre e dell’Esistenzialismo se
si fosse lasciato istituzionalizzare?
Mi chiedo a questo punto, , se c’è stata un’estromissione
dell’intellighenzia italiana dalla storia dell’ultimo ventennio, o meglio, la
mancanza di una solida e unanime guida che avesse potuto evitare il pantano
etico-ideologico-culturale in cui, ora, rischiamo di annegare.
Daniele Gangemi (Sarnico, Bergamo)
Caro Gangemi, potrei cavarmela dicendo che la stagione
dell’”impegno”, inteso come militanza politica senza se e senza ma, non è
finita solamente per gli intellettuali, ma per tutti. Anche perché, per fare
scelte di campo nette, bisognerebbe che il campo fosse altrettanto nettamente diviso,
se non tra “buoni” e “cattivi”, almeno tra una tesi e un’antitesi. Schierarsi,
fino a una quarantina di anni fa, era un’opzione assai agevolata dalle
circostanze storiche. Ma pensi – per fare l’esempio più ovvio – a come le carte
si sono rimescolate (anche per Sartre…) con la caduta, prima morale e poi
materiale, del campo socialista. E pensi a quanto era più evidente un tempo,
specie per un’intellettuale, l’azione della censura e della repressione del
dissenso anche nel cosiddetto “mondo libero” (film scomunicati o addirittura
mandati al rogo, come La dolce vita e Ultimo tango a Parigi, giornali di
sinistra banditi dai luoghi di lavoro, l’omosessualità punita con la galera
come accadde al professor Aldo Braibanti). Prendere posizione era, specie per
gli intellettuali, quasi inevitabile. Oggi il potere ha una condotta assai più
subdola e abile. Delle sue leve classiche, rimane in vigore soprattutto la
seduzione del denaro. Così estesa, negli ultimi anni, da rendere quasi del
tutto inutili le maniere forti: non cercare di distruggere chi è contro di te,
prova piuttosto a comperarlo. Sì, stiamo parlando esattamente di Berlusconi e
della sua epoca. E qui, per entrare nel merito della sua critica, dovrei farle
un elenco di artisti e di intellettuali (ma anche di semplici cittadini) che “
non sono stati a disposizione”.
E si sono opposti con passione e con durezza. Ma –
fortunatamente – sarebbe un elenco abbastanza lungo: troppo lungo per lo spazio
di questa rubrica.
Michele Serra – Il Venerdì di Repubblica – 17 gennaio 2014
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