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lunedì 27 gennaio 2014

Lo Sapevate Che: Per Posta....


La tentazione del cinismo furbizia di destra
Mascherata da intelligenza

Caro Michele, veloce e necessaria premessa: alle ultime primarie ho votato Civati. Da quando Matteo Renzi ha vinto le primarie i giornalisti, nella loro stragrande maggioranza, lo trattano con sufficienza, come fosse una sorta di alieno incredibile, nel senso letterale del termine. E questo vale per tutti, per il Gruppo Espresso, per La7, per il gruppo Rcs, per la destra di Santoro e Travaglio.
Naturalmente liberissimi di farlo, liberissimi anche di avere tutte le perplessità del caso e di manifestarle. Quello che è veramente insopportabile è l’aria di sufficienza con cui viene accolto tutto quello che Renzi dice (esemplare in questo senso l’intervista della Gruber a Otto e mezzo), il manifesto cinismo di chi, con sorrisi e ammicchi, dice al telespettatore: sì, questo finge di voler cambiare tutto, ma è solo un arrivista e un parolaio che non vede la dura sostanza delle cose.
Qualcuno si incaricherà un giorno (non un giornalista) di scrivere la storia di convivenza e di corresponsabilità del giornalismo italiano in questi vent’anni sciagurati che abbiamo alle spalle. Mi permetto solo di ricordare ai vari attori della comunicazione che il cinismo esibito è parente del conservatorismo più bieco, anzi della pura reazione. L’argomento principe di qualsiasi destra, populista o meno, è che la natura umana di fondo è immodificabile, mentre qualsiasi visione progressista della politica scommette proprio sulla possibilità di trasformazione.
Lorenzo Rossi

Sono perfettamente d’accordo caro Lorenzo, sull’assunto di fondo della sua lettera: il cinismo è conservatore. E, al contrario, niente è più “di sinistra” che credere nella possibilità di trasformare le società e le persone. Il problema è che il cinismo è una forte tentazione, perché fa sembrare “più intelligenti”. Mentre l’ingenuo corre il forte rischio di passare per fesso, specie in un Paese come il nostro che ha una lunga tradizione di furbizia spacciata per destrezza intellettuale.
Nel giornalismo italiano, poi, da Prezzolini a Longanesi a Montanelli, il mito del “nessuno può darmela a bere” (la celebre Società degli Apoti) è molto radicato: ma si tratta, appunto, di una tradizione tipicamente di destra, che i succitati maestri concepirono come distaccato disincanto, e i goffi epigoni applicano in modo becero e malpensante. E certo Renzi (così come capitò a Walter Veltroni) è piuttosto facile da deridere e criticare, per quei modi “americani” che al nostro machiavellismo da taverna paiono un poco cialtroni. E magari, in parte, lo sono: ma si tratta di decidere se vogliamo morire tutti andreottiani, dentro una politica che è solo arte tattica, traffico di potere e sottopotere. O se possiamo permetterci il lusso di qualche residua illusione.
Da ultimo: questo gruppo editoriale è spesso accusato di essere “renziano”. Lei invece lo accusa di antirenzismo preconcetto. A me pare che ospiti, su questa e altre questioni, opinioni difformi, e che questo sia un sintomo di vitalità culturale e libertà editoriale.

Michele Serra – Il Venerdì di Repubblica - 24 gennaio 2014

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