Dopo anni di placido
sonno c’è anche chi, a sinistra,
considera Renzi un
traditore
Caro Serra, nell’Amaca
del 31 dicembre lei si meraviglia di quanto poco siano stati capaci di fare o
di dire gli ex comunisti di fronte al crescere dell’iniquità sociale. Secondo
me, è perché hanno, come nel detto popolare, la coda di paglia.
Nell’ansia di farsi perdonare le durezze ideologiche del
passato, nonché le solidarietà troppo a lungo coltivate coi Paesi “socialisti”,
e legittimarsi di fronte a un’opinione pubblica meno ingenua, hanno esagerato
nell’accettare il modello neoliberista, facendosi più realisti del re e non
accorgendosi di quel che stava accadendo.
Gli ex democristiani, quelli veramente democratici, si
sentono, da questo punto di vista, più legittimati. E le loro responsabilità,
non poche, su oscuri passaggi della politica italiana sono apparse più
perdonabili dello stalinismo e dei suoi epigoni, su cui ha molto giovato la
propaganda berlusconiana. Inoltre il mondo cattolico – lo dimostra l’elezione
di Bergoglio – si dimostra spesso più capace di cogliere i “segni dei tempi”.
Penso che tutto ciò possa giovare alla sinistra se questa è capace di
interpretare la storia presente in modo laico e aperto, cosa che gli ex non
possono fare neanche volendo, perché privi di credibilità. Per fortuna ci sono
anche i salti generazionali che possono aiutare.
Giuseppe Prosperi (Rimini)
Caro Prosperi, la sua versione dei fatti mi sembra
attendibile. Gli ex comunisti ( in Italia maggioranza assoluta della sinistra,
e con enormi meriti nella costruzione della Repubblica) hanno pagato a
carissimo prezzo il troppo lento e graduale allontanamento dall’esperienza
sovietica. Dalla caduta del Muro in poi, in campo sociale ed economico si sono
mossi con evidente impaccio per il terrore di essere accusati di essere “ancora
comunisti”. Con una confusione (grave) tra un’ideologia ormai ossificata e
l’energica vitalità delle lotte sociali: morta l’una, le seconde non solo
esistono ancora, ma chiedono potentemente uno sbocco politico.
Credo, in soldoni, che la sinistra post comunista abbia
subito e patito ben più del lecito la propaganda berlusconiana, che per quanto
politicamente pretestuosa (cucita su misura per un elettorato di piccolissimo
cabotaggio culturale) è riuscita a intimidire la sinistra italiana ben più di
quanto la sinistra italiana sia disposta ad ammettere.
A questo vorrei aggiungere che il moderatismo era un vizio
antico anche del vecchio Pci, o almeno di molte sue componenti paralizzate dal
terrore di sembrare “pericolose” o eccentriche rispetto alla società italiana
del primo e del secondo boom. Ma i boom a disposizione sono evidentemente
finiti; e in conclamata crisi strutturale di questo modello di sviluppo, una
sinistra libera di spirito e veloce nelle decisioni servirebbe come il pane.
Nessuno è in grado di sapere se Renzi, che con le radici ex comuniste non ha
nulla da spartire, sia in grado di dare un colpo d’ali, oppure no; se sia un
Blair a scoppio ritardato o incarni un inedito riformismo sociale, tanto
radicale quanto basta per abbattere almeno alcuni dei privilegi e delle
incrostazioni corporative del nostro Paese. Nessuno lo sa; ma non è proibito
sperarlo. Nel frattempo è doveroso diffidare di chi lo venera come di chi lo
denigra, considerandolo “un traditore” (ma di che cosa, esattamente? Del Lungo
sonno che lo ha preceduto?) E infine, come lei scrive: è giusto accogliere con
sollievo i salti generazionali. E’ la vita che scorre.
Michele Serra- il Venerdì di Repubblica – 10 gennaio 2014
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