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venerdì 27 febbraio 2015

Lo Sapevate Che: Una vera emergenza? La nostra meglio gioventù che scappa all'estero...



“E il tuo dove ha scelto di andare?”. Non esiste ormai un amico con il quale non ci si scambi questa domanda sul futuro dei propri figli. Persone del cosiddetto ceto medio riflessivo, secondo la definizione di Paul Ginsborg che per una vita hanno lavorato in Italia e pagato fino all’ultimo centesimo di tasse, sono scese in piazza per difendere il diritto allo studio nella scuola pubblica e per cambiare il Paese, ma alla fine hanno alzato bandiera bianca. Quando si tratta di scelte capitali, l’avvenire di una figlia o di un figlio, tirano fuori la mappa d’Europa o del mondo e cominciano a ragionare con la prole della destinazione migliore. Chi può permetterselo, li scrive alle scuole straniere già in Italia, il prima possibile; al più tardi, si aspetta la laurea per scegliere la specializzazione altrove. Sono ormai centomila gli italiani che ogni anno vanno a cercare lavoro all’estero, più del doppio degli stranieri che vengono a lavorare in Italia. E ancora non s’è capito che il vero problema non è più l’immigrazione, intorno alla quale si spendono fiumi di parole e di retoriche e di propaganda politica, ma l’emigrazione, sulla quale non si trova uno straccio di politico o di opinionista da talk show in grado di esprimere un parere sensato, figurarsi d’immaginare una soluzione. Ad andarsene all’estero, in Inghilterra, Germania, Svizzera, Francia, Stati Uniti, è soprattutto la nostra meglio gioventù, i più intelligenti, colti, tecnologici, quelli con maggior voglia di fare. Si calcola che ogni posto high tech ne produca altri cinque nei servizi. Con questo si spiega, in parte, come negli ultimi dieci anni la disoccupazione giovanile sia in media diminuita nel Nord Europa, nonostante la crisi, e raddoppiata in Italia, come in Spagna o Grecia o Portogallo. Tutti i Paesi, insomma, dove le riforme adottate per (non) contenere il debito pubblico hanno comportato tagli enormi all’istruzione, agli investimenti tecnologici, alle politiche per creare occupazione giovanile. Sta avvenendo su scala continentale quello che è avvenuto con l’unità d’Italia: l’emigrazione sta scavando un fossato incolmabile fra aree ricche e povere. Senza un intervento, la situazione è destinata a peggiorare nei prossimi dieci anni, visto che ormai i due terzi degli italiani sono convinti che l’unica strada per i propri figli sia cercare lavoro all’estero. Anni fa si discuteva molto, magari per irridere, della minaccia di questo o quell’intellettuale di andare a vivere all’estero per fuggire dal declino del Paese. Ora che un intero pezzo del nostro miglior ceto medio sta scappando dall’Italia, anno dopo anno, possibile che non se ne preoccupo nessuno?
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 20 febbraio 2015 -

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