I prossimi passi di Alexis Tsipras non saranno semplici. E
non che ci volesse la nota inviata al neo ministro dalla cancellieri Merkel per
saperlo. Il prossimo 28 febbraio scadrà il programma di salvataggio. Senza un
suo rinnovo la Grecia potrebbe ancora una volta trovarsi sull’orlo della
bancarotta. Nei corridoi di Bruxelles si parla di una rinegoziazione della
scadenza del debito e di un taglio ai tassi di interesse. Ma la partita deve
ancora essere giocata. A giudicare dalla scelta di alcuni giocatori Tsipras si
è dimostrato un allenatore scaltro. Innanzitutto ad un’alleanza più affine ma
molto complicata ha scelto in tempi record quella con un populista di destra,
Panos Kammenos, con cui all’esterno del Parlamento non berrebbe nemmeno un
bicchiere di raki, ma che all’interno probabilmente un governo stabile. La
contropartita? Un ministero, quello della Difesa, che Kammenos desidera da
tempo, e che tra l’altro Tsipras non avrebbe saputo gestire con i suoi. Nei
giorni precedenti le elezioni gli anarchici di Exarchia avevano scommesso che
Syirza non ce l’avrebbe mai fatta a controllare le forze di polizie e che alla
prima battaglia urbana il partito sarebbe stato travolto dalle proteste. In
poche ore hanno dovuto ricredersi. Seconda scelta vincente: quella che è
tuttora considerata la mina vagante del partito, l’euroscettico e insofferente
Panaglotis Lafazanis, è stata disinnescata con il ministero dello Sviluppo e
dell’Ambiente dove potrà mettere alla prova le sue tesi di estrema sinistra.
Infine, al ministero delle Finanze – sorpresa, sorpresa – non c’è Che Guevara
ma Yanis Varoufakis, professore insieme a James Galbralth all’Università del
Texas ad Austin e raffinato blogger amato dai giornalisti per le sue spiegazioni
cristalline. Tra i primi a non ritenere sostenibile il debito greco (sua la
definizione delle misure di austerità come di “waterboarding fiscale”,
Varoufalds non ha mai creduto però che l’uscita dall’euro fosse la soluzione ai
guai greci. Al contrario, sono anni che elabora piani su come alleviare la
crisi europea. Ora avrà la possibilità di metterli in pratica insieme a Yannis
Dragasakis, altro economista, ora vice primo ministro greco con delega alle
trattative con Bruxelles.
F.B. Primo Piano –
L’Espresso – 5 febbraio 2015 –
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