Per annusare almeno
una volta profumo di vittoria, gli
Tsipras all’italiana sono corsi in duecento fino ad Atene per sostenere le
ultime ore di campagna elettorale di Syriza. Un po’ gita culturale, un po’
delegazione al congresso del partito fratello. E con un’identità talmente
indefinita da presentarsi con un nome per metà d’antan, brigata, e per metà
greco, Kalimera, buongiorno, metafora un po’ debolina. Naturalmente in Grecia è
andato anche PaIglesias, il prof con il codino, il leader spagnolo di quella
che Beppe Grillo chiama la sinistra anti Casta e anti Europa: ma lui è forte di
un 28 per cento nei sondaggi, la Brigata Kalimera può contare invece solo sul
precedente della lista Tsipras italiana che alle europee del maggio 2014 –
quando Matteo Renzi ha portato a casa più di 40 punti – ha superato di poco il
4 per cento provvedendo subito dopo a dilaniarsi. Nelle stesse ore, un altro
pezzo storico della sinistra prendeva invece il treno per Milano e rispondeva
all’invito di Nicki Vendola ai lavori di “Human factor”, firmata Sel per
segnalare l’esistenza di un’alternativa alla Leopolda renziana e al patto del
Nazareno. Ma non è tutto. C’è anche chi, e non sono nomi da poce della sinistra
non allineata – da Stefano Rodotà (..) a Gino Strada, da Maurizio Landini a don
Ciotti – non si è voluto unire né agli uni né agli altri dichiarando che ogni
sforzo federativo, condotto secondo schemi vecchi, è destinato al fallimento.
Come inizio di un processo nuovo a sinistra, parole di Vendola, non c’è male. E Vabbè,
eravamo ancora alla vigilia del voto e Luciana Castellina poteva dire, con
scettica ironia, che si era andati fino ad Atene per “farsi una canna
politica”; ma ora che il giovane Alexis ha sbaragliato tutti e prova a governare
la Grecia in polemica con Bruxelles e Angela Merkel, non ci si può limitare
alle battute perché incalzano interrogativi e sogni: che faranno adesso gli
oppositori del patto del Nazareno, gli antieuropeisti di sinistra? la vittoria
greca spingerà i dissidenti del Pd all’ennesima scissione? E perché finora non
si è manifestato uno Tsipras italiano? (..) Tanto è vero che l’unica
rottamazione l’ha avviata un post democristiano…In quanto ai giovani emersi
finora, sembrano muoversi e pensare come i loro padri e padrini politici. Le
primarie taroccate di Roma, Napoli, Genova hanno fatto il resto. Sembra Poi che
nessun evento locale o mondiale sia capace di spegnere la spinta al frazionismo
congenita alla storia della sinistra: la voglia di essere minoranza è tale da
cancellare perfino l’idea di diventare maggioranza. In questo soccorrono i
meccanismi elettorali e perfino l’Italicum, che si voleva bipolare e
bipartitico, ha abbassato la soglia di accesso al Parlamento al 3 per cento. La
tentazione di provarci a qualcuno potrebbe anche venire: come dice Marco Rizzo,
che nel 2025 si dichiara ancora comunista, a formare i partiti sono sempre più
spesso le leggi elettorali e non i programmi politici. La verità è che da
troppo tempo la sinistra ha perso la capacitò di comprendere i fermenti della
società, occupare gli spazi, di parlare – per dirla ancora con il Moretti di
tanti anni fa – all’anima, alla testa, al cuore delle persone. Ma questi limiti
lungi dall’alimentare la ricerca di nuove idee, hanno portato a delusione e
fuga dal voto e dalla partecipazione. Che è peggio di qualunque tsunami
Tsipras.
Twitter@bmanfellotto – Bruno Manfellotto- Questa Settimana –
L’Espresso – 5 febbraio 2015 -
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