A vederlo in piedi nelle fotografie, in casa della figlia
durante la sia elezione alle spalle di amici e parenti, si ha la sensazione di
un uomo che tiene le distanze e che esterna poco dei propri sentimenti. Non
si sprofonda in poltrona o sul divano
per gustare il proprio trionfo, resta in seconda fila. Anche la carezza alla
nipote, nei medesimi scatti, ha qualcosa d’affettuoso, eppure manifesta una
forma di lontananza. Non l’assenza di sentimenti, ma piuttosto una disabitudine
a esibirli. A definire la sua figura fisica sono prima di tutto quei capelli,
così forti in testa in un uomo della sua età, e soprattutto bianchi. Una
bianchezza, che unita agli occhi azzurri e profondi, fa del nuovo Presidente
della Repubblica un uomo molto diverso dal personale politico della Seconda e
Terza Repubblica. Non ha nulla dei modi brianzoli, spicci e accattivanti di
Silvio Berlusconi, con la sua peluria grigia sul capo, niente dello stile pop,
alla Fonzie, di Matteo Renzi. Sergio Mattarella è un uomo dell’altro secolo,
almeno nella figura fisica, nei modi e nei gesti. (..).Come ha scritto
Francesco Merlo in un bel ritratto del siciliano che c’è in Mattarella,
l’elemento che lo connota maggiormente è la mestizia, quel dolore sottile e
malinconico che era proprio di tutta una generazione di notabili democristiani,
a partire da Aldo Moro, in cui l’aspetto di sofferta, consapevole, e in fin dei
conti esibita mestizia, ne definiva il carattere umano e politico. Di Moro, che
è stato uno dei maestri del nuovo Capo dello Stato, Sciascia ebbe a dire che
incarnava il pessimismo meridionale. (..). Nell’ex democristiano, nell’ex
popolare Sergio Mattarella, questo pessimismo s’intravede appena, ma deve
esserci, per quel tanto di distacco che manifesta nei gesti minimi, discorrere
con gli interlocutori, mentre è assediato dai giornalisti e dai fotografi
subito dopo l’elezione. La misura come forma del proprio palesarsi agli altri,
e probabilmente anche a se stesso. Quando Giorgio Napolitano ha proposto il suo
nome come quello di un degno successore algiovane Presidente del consiglio, si
dice che Renzi abbia risposto che mancava d’empatia. Al che l’ex Capo dello
Stato avrebbe risposto che neppure lui, e il suo predecessore Ciampi,
l’avevano, e poi l’hanno imparata. Mattarella parte da più indietro, perché
l’empatia non è probabilmente mai stata una virtù necessaria in questo studioso
di diritto costituzionale, docente universitario, poi parlamentare e ministro.
(..). Qualcuno ha scritto, o detto, che Mattarella è una personalità dalla
“schiena dritta”, alludendo alla sua dirittura morale. Verissimo, ma pur sempre
con quella postura addolorata che gli permane. Si dice che a volte, quando
perde la pazienza, si sfili gli occhiali e li poggi davanti a sé. Un gesto tipico
dei falsi timidi, delle persone che portano le lenti come uno strumento, non
solo per meglio vedere, ma per non farsi troppo vedere. Guardarsi negli occhi è
evidentemente una sorta di necessità quando l’impazienza verso l‘interlocutore
tracima. Non bisogna dimenticare che la mestizia non è solo un sentimento di
dolore, ma esprime anche una forma di desiderio, indiretto e sottile, che i
siciliani possiedono in un disegno così unico; per loro la malinconia è
disincanto, distanza, ma anche bruciante desiderio, sempre impercettibile, e
sovente costretto a ritornare su se stesso lasciandoli perciò doloranti.
Marco Belpoliti – L’Espresso – 12 febbraio 2015 -
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