Tablet al posto dei libri, lezioni in videoconferenza, fine
del classico insegnamento “frontale”. Fantascienza? No: la scuola del futuro.
Già presente, in Italia, in 22 istituti superiori di secondo grado. Indire,
l’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa del
ministero dell’Istruzione, ha individuato queste scuole capaci di sfruttare le
potenzialità delle tecnologie. Dalle loro esperienze è nato il Manifesto delle
avanguardie Educative, con linee guida già accolte da altri 100 istituti
italiani. “Ai politici che hanno intenzione di investire per svecchiare gli
edifici”, spiega Giovanni Biondi, presidente di Indire, “diciamo che le scuole
vanno ripensate in modo innovativo”. L’Its Luca Pacioli di Crema ha aule 3.0 di
banchi, cattedra e gessetti. La classe è arredata con tavoli circolari e
scomponibili, adatti per i lavori di gruppo. Via le cartine geografiche alle
pareti, sostituite da pannelli “scrivibili” e magnetici. E poi lavagne
interattive connesse al wifi e stampanti wireless. L’apprendimento è basato
sull’Inquiry Learning: la capacità di scoprire le cose ponendo la giusta
domanda e cercando, spesso sul web, la soluzione. Ad Ancona, invece, il liceo
scientifico Savoia Benincasa ha importato il metodo Teal dal Mit di Boston: si
parla di “lezione rovesciata”, con l’insegnante che dà i compiti, gli studenti
fanno le ricerche a casa e il giorno dopo si discute lavorando in gruppi. C’è
poi lo Spaced learning, sperimentato da un istituto tecnologico e più volte premiato
per la visione innovativa: l’Ettore Majorana di Brindisi. Qui l’apprendimento
avviene a intervalli di dieci minuti, consentendo alla naturale distrazione
degli adolescenti di convivere con il percorso didattico. Sempre più imitato,
infine, l’esempio dei college americani: come all’Its Alessandro Volta di
Perugia, dove sono i ragazzi a muoversi all’interno della scuola per assistere
alle diverse lezioni
Gloria Riva – News – La Donna
di Repubblica – 21 febbraio 2015 -
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