Che la cannabis possedesse utili proprietà farmacologiche era
noto da tempo alla comunità scientifica internazionale. Negli ultimi anni
sempre di più sono i Paesi che, tramite leggi meno restrittive, hanno reso
possibile l’accesso ai trattamenti terapeutici a base di farmaci derivati dai
cannabinoidi, semplificando le procedure burocratiche per la loro prescrizione,
finanche decriminalizzando il possesso di cannabis per uso personale e la sua
coltivazione. Possono beneficiarne pazienti affetti da gravi patologie
disabilitanti per controllare il dolore (sclerosi multipla, danni ai nervi,
lesioni spinali, dolore neurogenico) e pazienti terminali affetti da cancro o
Aids, per la stimolazione dell’appetito. Non trattandosi di una cura ma di un
trattamento palliativo, spetta esclusivamente al medico valutare per quali
patologie ed in quale momento della terapia il paziente possa trarne un
effettivo beneficio clinico. Già nel 2007 è previsto in Italia l’uso
terapeutico della cannabis. Ma dal 2014 un nuovo decreto legge ha reso
l’accesso ai farmaci cannabinoidi più semplice, snellendo il lunghissimo iter
burocratico. La prescrizione e somministrazione può essere fatta direttamente
dai medici di base, con trattamento anche domiciliare. E i costi? Non sono a
carico del paziente, ma del Sistema sanitario regionale. Grazie a una legge
regionale adottata da Sicilia, Abruzzo, Puglia, Toscana, Liguria, Veneto,
Lombardia e sogno Piemonte che, a differenza del passato, il governo ha deciso
di non ostacolare con l’intenzione specifico di tutelare il diritto alle cure
per tutti i pazienti, pur ribadendo che vanno prescritti esclusivamente “quando
altri farmaci disponibili si siano dimostrati inefficaci o inadeguati al
bisogno terapeutico del paziente”.(..). Per chi, come noi, studia da anni
l’efficacia terapeutica di farmaci basati su cannabinoidi ed endocannabinoidi
in patologie neoplastiche, neurologiche, metaboliche e infiammatorie, le nuove
legislazioni aprono la strada verso un enorme avanzamento delle conoscenze nel
settore. Sebbene con il decreto legge del ministero della Salute la cannabis
sia ritornata da pochi mesi “droga leggera”, non più equiparata cioè ad oppio e
derivati (eroina), cocaina, amfetamine ed allucinogeni, in Italia la
demonizzazione dei cannabinoidi, associati nel pensiero comune a sostanze
stupefacenti, ha rafforzato pregiudizi e diffidenze, con enorme svantaggio per
tutti coloro che potrebbero trarre un beneficio clinicamente dimostrabile. E’
imprescindibile che l’impiego della cannabis ad uso medico venga riconosciuto
dall’opinione pubblica come uno strumento terapeutico efficace, sicuro,
conveniente per il Sistema sanitario nazionale; un presidio in grado di
garantire pari opportunità di cura per tutti i pazienti.
Presidente della
Facoltà di Farmacia e Medicina dell’Università di Salerno
Maurizio Bifulco – Terapie Palliative – L’Espresso – 5
febbraio 2015
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