L’Italia è il paese più vecchio del
mondo, ma resiste una quota di giovani che intralcia il sereno declino della
nazione con lamentele e vane proteste. Che fare? La mia proposta è incentivare
l’emigrazione di quei pochi che ancora si ostinano a cercare fortuna in patria.
Toglierceli insomma dai piedi, una volta per tutte, secondo la felice
espressione del ministro Poletti. Per il loro stesso bene, qui non c’è futuro.
La protesta degli studenti alla Statale di Milano contro il numero chiuso nelle
facoltà umanistiche è l’ultimo episodio di questa renitenza infantile al
naturale processo di estinzione del giovane italiano. Con la scusa del diritto
allo studio, i contestatori pretendevano di parcheggiarsi a Lettere e Filosofia
per anni a spese di Pantalone, oltretutto ostacolando un’onesta speculazione
sul terreno dell’ex Expo, Come ricorderanno i pignoli, l’area Expo, nelle
premesse, sarebbe stata destinata per metà un parco (“il più grande d’Europa”,
Matteo Renzi) e per l’altra venduta ai privati per rientrare dei debiti.
Purtroppo i privati non si sono mai visti, ma nel frattempo ci si è accorti che
il magnifico sito, punto d’incontro fra tangenziali, carceri e cimieri, si
prestava naturalmente a ospitare un campus universitario “di stile
californiano” (in California, per legge, i campus confinano con svincoli e
penitenziari). Si sta dunque svuotando di fondi pubblici e studenti le
università milanesi per concentrare tutto sull’amena Rho. Nei noiosi paesi del
Nord Europa si guarda al futuro investendo sull’istruzione e la formazione dei
figli. Noi italiani, più fantasiosi, abbiamo deciso di passare alla storia per
la più grande collezione di opere inutili di tutti i tempi. Allo straordinario patrimonio culturale
d’incompiute sta per aggiungersi il Mose di Venezia. Otto miliardi di spesa,
tangenti comprese, per creare dighe mobili probabilmente inutili – ma l’arte
non deve avere un fine pratico – e forse addirittura già decrepite prima di
essere inaugurate, secondo recenti perizie. Questa e altre geniali imprese comportano
tagli e sacrifici in settori meno importanti. A cominciare da istruzione e
formazione, dove siamo ultimi in Europa, dietro la Grecia. Ma non è per questo
che abbiamo il 40 per cento di giovani disoccupati e il record Ocse di Neet, il
29,6 di ragazzi che non lavorano e non studiano, dietro il Messico. La vera
ragione, come ci spiegano media e ministri, è che i nostri giovani sono
fannulloni, choosy, viziati,
rompiscatole. Togliamoceli dai piedi allora e con i soldi pubblici risparmiati
per l’istruzione famo ‘sto stadio, famo ‘sto Mose, famo ‘sto campus, famo ‘sto
Ponte. Famo ridere?
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di La Repubblica – 2
giugno 2017 -
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