Etichette

mercoledì 7 giugno 2017

Lo Sapevate Che: C'è una nuova classe dirigente e non è appena sbarcata...



“Quando e come è successo che i giornalisti sono venuti meno al loro ruolo di informare? Non si può parlare di immigrazione solo in chiave emergenziale. Quando giro per strada o aspetto l’autobus vengo guardato male, come un immigrato che crea problemi, mentre invece sono uno studente di Lettere e Filosofia della Sapienza di Roma”. James è nero di pelle, africano di provenienza e parla italiano meglio dei relatori (tra i quali il sottoscritto) che da un’oretta circa, convocati dall’Unicef, si stanno confrontando nell’aula magna della sua università sul ruolo dei media nel racconto dell’immigrazione. Dopo due giri di tavolo ho chiesto agli studenti di fare domande. E la prima che arriva, puntuale, precisa e disarmante, è quella di James. All’inizio rispondo buttandola in caciara sul fatto che pure l’immagine di “studente universitario” in Italia non sia una delle più apprezzate. Poi brancolo, insieme agli altri, alla ricerca di una risposta che, pur nella fuorviante generalizzazione della domanda (non sono comunque pochi quelli che in Italia stanno cercando di raccontare onestamente il fenomeno dell’immigrazione), colga il punto sollevato da James. E alla fine, senza trovare una data di partenza, ci troviamo d’accordo sul fatto che il giornalismo, trainato dalla politica, non ha resistito alla tentazione del pop, ha scoperto che la paura “tira” più del ragionamento. Che lo slogan è più efficace di un reportage e che la professione e l’esperienza (in politica come nel giornalismo) sono ormai percepiti dal pubblico più come colpa che come merito, un privilegio anziché una conquista. Il progressivo inarrestabile ed evidente scadimento verso il basso delle classi dirigenti di questo Paese (soprattutto a sinistra, laddove si è persa nella fretta la necessitò di offrire una visione di società più giusta) ha infine prodotto il cupo affresco nel quale si trova dipinto James senza riconoscersi. Dopo di lui intervengono due studentesse albanesi, in Italia da 25 anni, con figli che non sono ancora italiani perché non maggiorenni. Una delle due è avvocato: la sua arringa per un’informazione più sana è tanto appassionata quanto frustrante da ascoltare. Loro, semplicemente, non accettano la “narrazione” che prevale. Sanno, perché ne sono i protagonisti, che è scorretta, politicamente e umanamente. Mentre ci raccontano queste cose realizzo che la platea che ho davanti sembra una vecchia pubblicità Benetton, dove però non ci si mette in posa ma si rivendicano diritti, cittadinanza e rispetto. La nuova classe dirigente italiana, forse, è già pronta e sembra promettere bene.
Diego Bianchi – Il Sogno di Zoro – Il Venerdì di La Repubblica – 2 Giugno 2017 -

Nessun commento:

Posta un commento