Nel Parco nazionale di Las Baulas
(Costa Rica) sembra un’operazione di routine, eppure fa impressione. Gli
operatori del centro, quando recuperano in mare una tartaruga che annaspa, a
volte devono toglierle dal naso, con le pinzette, una cannuccia per bibite.
Sono almeno dieci centimetri di plastica, e l’estrazione non è indolore. Ma nel
giro di qualche giorno la ferita guarisce e la tartaruga torna in mare. Che la
plastica sia il principale inquinatore degli oceani ormai lo sappiamo, ma il
ruolo delle cannucce lo spiega per la prima volta Straws, film diretto da Linda
Booker, che sarà presentato al festival Cinemambiente di Torino (31 maggio-5
giugno). Con la voce narrante di Tim Robbins, racconta l’impegno del movimento
The Last Plastic Straw (l’ultima
cannuccia di plastica), fondato dalla californiana Jackie Nunez, nel 2011. Negli
Usa di cannucce se ne usano 500 milioni al giorno attaccate l’una all’altra
farebbero il giro della Terra due volte e mezzo lo riempirebbero 9 volte lo
Yankeee Stadium, come preferirei. Ma perché esistono? In origine di bambù, sono
nate per far passare i neonati dal seno materno al bicchiere. Oggi, tutto
sommato, gli adulti possono farne a meno, e diventare Proud to Be Plastic Straw Free (orgogliosi di non usare cannucce di
plastica), come suggerisce il film. Che si conclude con la carrellata dei
locali che hanno aderito<<. Da San Francisco a Bali, dall’Università
della Georgia a Mullumbimby (Australia). In quattro mesi il Taco Junky
(Boulder, Colorado) ha risparmiato 12 mila cannucce, e solo un cliente su cento
si è lamentato. “Straws è un esempio
di com’è cambiata la situazione ambientale e di conseguenza i film che arrivano
al festival” dice Gaetano Capizzi, direttore della rassegna, che compie
vent’anni. “Siamo passati dalle prime importanti denunce dei cambiamenti
climatici (dieci anni fa arrivò in Italia Una scomoda verità di Al Gore) a film propositivi, che rappresentano
una nuova sensibilità del pubblico, indirizzato verso scelte di consumo
sostenibili. Nel frattempo sono scesi in campo anche i grandi produttori:
Racing Extinction di Louie Psihoyos (premio Oscar per The Cove, che descriveva la sanguinaria caccia ai delfini nella
baia giapponese di Taiji) su Discovery Channel è stato visto da un miliardo di
persone”. Tra le novità del festival (cento titoli), The Age of Consequences (Jared Scott) descrive questi anni di
migrazioni e guerre come conseguenza dei problemi climatici, mentre Delicate Balance (Guillermo Garcia
Lopez) affida alle parole dell’ex presidente uruguayano Pepe Mujica l’invito a
cambiare stile di vita per salvare il Pianeta. “Nel frattempo l’orologio che
scandisce il tempo che ci resta da qui alla fine del mondo ha avuto una brusca
accelerazione con l’elezione di Trump” dice Capizzi, “ma c’è una speranza: non
avrà i tempi tecnici per fare troppi danni. Perché perfino Cina e India oggi
hanno una coscienza verde”.
Cristina Mochi – Scienze – Il Venerdì di La Repubblica – 26
maggio 2017 -
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