“Se dopo anni che sei stato al governo,
hai fatto il ministro di tutto, non riesci a prendere il 5 per cento è evidente
che non possiamo bloccare tutto. E comunque, è un fatto positivo che i piccoli
partiti rimangano fuori”. Quanto detto da Matteo Renzi a Porta a Porta,
palestra catodica equipaggiata per tradimenti in diretta, ha il sapore amaro
dell’ingratitudine, o della storia di sesso senza amore all’insaputa dell’amato
che credeva fosse amore e invece era un calesse. Lo spettacolo d’arte varia del
sacrificio del ministro di tutto e di tutti sull’altare di una legge elettorale
tedesca ad uso legge elettorale dei partiti più forti, ha spiazzato per
rapidità, efficienza e crudeltà. Angelino Alfano, colui che dei partiti più
forti si è sempre fatto vanto di essere la strategica e indispensabile gruccia
di sostegno, ora non serve più, anzi, lo si sbertuccia per la conclamata
incapacità di capitalizzazione in consenso elettorale tutte le poltrone che di
volta in volta, da destra a sinistra, gli sono state messe a disposizione. Le
responsabilità di questo piccolo grande dramma umano e politico vanno equamente
divise. Se è vero che l’Alfano ha sempre badato più agli incarichi che ai voti,
più al potere fine a se stesso che al consenso finalizzato al potere, va anche
detto che a rendere sensazionale il curriculum vitae del “ministro di tutto” ha
contribuito soprattutto chi ora sembrerebbe volerlo relegare ad un destino da
“ministro di niente”. Immaginare Alfano alle prese con l’alternativa impopolare
per tutti di una campagna elettorale in bermuda e infradito a volantinare tra
ombrelloni e racchettoni, sembra scenario più simile alla punizione dettata
dalla legge del contrappasso di un girone dantesco che non a quanto potrebbe
veramente avvenire nelle prossime settimane. Perché in politica è cosa nota,
certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano, soprattutto se
ritrovarsi può servire tano a sopravvivere da una parte quanto a razzolare di
tutto per la propria ingordigia dall’altra. Ragion per cui all’Alfano, sarebbe
bizzarro il contrario, si proporrà probabilmente presto il modo di passare
un’estate meno faticosa di quanto possa sembrargli ora. Se in maglietta gialla
o imbracciando agnelli non è ancora dato sapere. Per chi si cerca come loro da
così tanto tempo non è possibile odiarsi mai, per chi si ama come loro basta
sorridere. Magari alla prossima puntata di Porta
a Porta.
Diego Bianchi – Il Sogno di Zoro – Il Venerdì di La
Repubblica – 9 giugno 2017 -
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