Anche al netto dei pasticci sulle
differenze fra un’aggressione di giorno e una di notte o ai primi albori o
verso l’imbrunire, la legge sulla legittima difesa, per come è concepita, mette
a rischio una serie di categorie. Si tratta di coniugi sgradite o infedeli e
relativi amici o amiche, figli tiratardi distratti, vicini importuni passanti,
animali randagi. All’ultimo posto metterei i ladri d’appartamento. Il dibattito
sulla sicurezza è un esempio di come ormai dal discorso pubblico stia sparendo
ogni traccia di razionalità, per lasciare il posto a uno scontro di sentimenti.
Un sentimento pacifista, per così dire, che rifugge senza se e senza ma
dall’uso della violenza. Opposto a un sentimento aggressivo che celebra la
figura del giustiziere. In messo oscilla al solito un pezzo di sinistra che
misteriosamente si considera moderna quando adotta vecchi pregiudizi
considerati reazionari ai tempi del mio liceo. In questo teatrino è del tutto
assente l’oggetto reale. In questo caso, come si riducono i furti in casa?
Chiunque abbia sfogliato statistiche in materia sa che l’uso delle armi private
non risolve nulla. Esistono sistemi assai più efficaci e meno pericolosi. Per
anni ho scambiato casa con amici californiani che non capivano la mia
ossessione di chiudere ogni porta o cancello, “Qui non ruba mai nessuno” era la
risposta. I furti in casa nella violenta Los Angeles sono una rarità. L’ultimo
caso di una banda, composta da giovani di buona famiglia, ha generato un’ampia
letteratura e anche un bel film di Sofia Coppola (Bling Ring). Le case sono video sorvegliate, la polizia arriva in
un baleno, le pene sono severe e soprattutto la rete dei ricettatori è stata
demolita: impossibile piazzare la refurtiva. Nel quartiere di Roma dove abito,
invece, le telecamere sono rare, la polizia non ha mezzi per intervenire e la
vostra bicicletta o il televisore vengono riciclati senza fatica al mercatino
della domenica. A che cosa serve dunque la nuova legge? A nulla, in concreto.
Simbolicamente, serve a incoraggiare un superomismo di massa compensatorio
della perdita progressiva di potere dei cittadini. L’uomo della strada è
depredato di diritti, reddito, dignità, ma in compenso gli si fornisce
l’illusione di poter fare lo sceriffo in casa sua, così com’è invogliato a
prendersela con i più deboli, i poveri, gli immigrati, le minoranze. Chi
combatte questa sottocultura, che alimenta razzismo, omofobia e femminicidio, è
bollato come buonista. Così, scriveva Macchiavelli, si lascia il popolo
soddisfatto e stupito.
Curzio Maltese –Contromano – Il Venerdì di La Repubblica – 26
Maggio 2017 -
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